“La dignità non è una tessera che te la dà la società civile, e se non ci stai dentro alla società civile perdi la tessera, te la ritirano come il bancomat. No, la dignità è un seme che t’ha messo dentro il Creatore. Una cosa che è solo tua…”
Scritto dall’autrice nel 2004 per il ritorno a teatro di Castellitto, dopo diversi anni dedicati al cinema e alla fiction, Zorro racconta, con sguardo disincantato e in tono tragicomico e profondo, la storia di un vagabondo. Un uomo che non si è lasciato morire ma che, al contrario, ha saputo tirar fuori buone capacità di adattamento: “Uno scrittore – afferma Castellitto in conferenza stampa – prende dei riferimenti dalla vita ma poi li trasforma, li plasma secondo una silhouette che poi diventa universale per essere compresa da tutti. Questa è una ricchezza del teatro”.
Il monologo dà voce ai pensieri di un eremita sul marciapiede, uomo provato da un evento preciso che segna la frattura tra un prima, rappresentato da un’esistenza abbastanza comune e abitudinaria, una famiglia, racconta il protagonista, con un padre che lavora e torna a casa a un orario regolare, una madre che alla domenica cucina, e un dopo, con la perdita totale di tutta questa normalità e la scelta di vivere da barbone, “Poi un giorno le cose precipitano e il piano di cristallo della vita si inclina”.
Zorro, dunque, decide di vivere senza una casa e senza gli affetti. Perde, forse, tutto, ma conserva una cosa molto importante, la dignità, come spiega meglio lo stesso Castellitto: “L’attore – ha aggiunto Castellitto – è un homeless che ce l’ha fatta. Si muove sempre sull’orlo di un baratro, di un’inadeguatezza. Gli artisti, quando sono in tournée, vagano per le città. È una vita meravigliosa, fatta però di solitudini che ciascuno deve colmare”.
Altro tema trattato è quello del tempo: “Abbiamo la frenesia di riempire il tempo, abbiamo perso completamente quello che i romani insegnavano, cioè oziare, che apparentemente è una cosa deplorevole. Ma, se non ci fosse stato l’ozio creativo, i gradi filosofi non avrebbero consegnato alla storia pensieri profondi”.
Lo spettacolo è piaciuto molto al caloroso pubblico (VIDEO) che, per nelle due repliche, ha omaggiato l’artista con applausi a scena aperta e standing ovation.
Diversi i commenti lusinghieri che abbiamo raccolto a fine spettacolo: “Non potevamo vedere uno spettacolo migliore”; “Spettacolo bellissimo”; “Un monologo con temi complessi che aiutano a riflettere molto sulla nostra società”; “Un teatro di parola portato avanti con grande sincerità e che ha regalato quello che il teatro ha come dovere: la catarsi”.
Insomma, la scelta del direttore artistico, Francesco Bellomo e di tutto il CdA della Fondazione Teatro Pirandello è stata ripagata dall’unanime consenso del pubblico.
Con Zorro di Mazzantini cala il sipario sulla bella stagione teatrale 2022 del Teatro Pirandello e ci piace chiudere citando le superbe parole che Sergio Castellitto ha speso per la massima istituzione teatrale agrigentina: “Il Pirandello – ha detto – è uno dei (teatri) più belli che abbia mai visto, questa è anche la mia prima volta ad Agrigento. Faccio i complimenti per il modo encomiabile in cui viene tenuto”.
Luigi Mula
Foto Francesco Novara