Quando salgo sul palco incrocio le braccia e stringo le spalle.
Non è posa da attore, è proprio il mio modo di stare quando l’imbarazzo prende il sopravvento. Diciamo che non sono esattamente quello che sale sul palco con l’aria di chi sa già come andrà a finire.
Guardo i nomi, sento il peso e il prestigio del Premio Pietro Anastasi e mi preparo mentalmente alla classica comparsa: due passi avanti, sorriso educato, applauso, frasi di circostanza e via. Quelle che in questi casi funzionano sempre, anche quando non sai bene cosa dire.
Nella testa, però, passano pensieri molto più sinceri: ci saranno sicuramente colleghi che meritano più di me. Perché questo lavoro lo facciamo per vivere, non per inseguire premi. E i premi, quando arrivano, arrivano quasi sempre quando non li stai cercando.
Guardo la platea: colleghi di tutta la Sicilia, ogni testata, ogni percorso. Mi immagino le facce mentre verrà letto il nome del vincitore. Così, per sdrammatizzare, mi avvicino al collega accanto e gli sussurro:
«Vincarai tu».
Lui mi guarda e, con una sportività e una signorilità che gli riconosco (e che ringrazio):
«Ma che dici… sei tu».
Poi arriva la busta. Anna Anastasi la apre. Intravedo le iniziali del nome. Ettore, da perfetto padrone di casa, richiama tutti:
«Attenzione, non sveliamo niente prima del tempo…».
E allora mi ricordo il mantra di una mia cara amica: pensare sempre positivo. Perché, in fondo, solo pensando in positivo accadono cose buone.
La signora Anastasi legge:
«Vince il Premio giornalistico regionale Domenico Vecchio».
Sono felice, davvero. Felice e anche un po’ dispiaciuto per gli altri. Perché quando uno vince, altri no. E questo, umanamente, dispiace sempre.
Poi succede una di quelle cose che valgono più di mille parole.
Mentre il microfono passa al mio collega Tarantino, la signora Anastasi mi guarda negli occhi e mi sussurra:
«Così giovane… è già un premio».
L’abbraccio è spontaneo. La stringo a me, senza pensarci.
A serata finita, quando siamo già fuori, mio figlio e mia moglie Marilena – che in questa lunga avventura mi hanno seguito ovunque – mi regalano l’ultimo sorriso.
Lui, decisamente più ironico di me, mi mostra lo smartphone: sullo schermo c’è Checco Zalone.
«Voleva vincere lui!!!».
Quando le parodie e i film ti sembrano a un passo dalla realtà, capisci che stai vivendo qualcosa di bello.
Ringrazio loro, per esserci sempre. Anche in silenzio. Anche rispettando i miei alti e bassi.
Ringrazio Ettore Turturici e tutti i colleghi.
Perché sì, i premi fanno piacere. Sarebbe ipocrita dire il contrario.
Ma quello che conta davvero è il rispetto, la stima reciproca, l’amore per questa Sicilia e la voglia sincera di vederla migliore.
E questo, più del premio, è quello che porto a casa. Leggi anche: Premio giornalistico regionale “Pietro Anastasi” a Domenico Vecchio
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