Nella giornata di ieri, intorno alle 8:10 del mattino, i cittadini di Agrigento hanno assistito a uno spettacolo insolito quanto inquietante: una tromba marina si è formata tra San Leone e Porto Empedocle. Sebbene il fenomeno fosse parzialmente celato dalla pioggia, diversi residenti sono riusciti a intravederlo e a segnalarlo. La tromba marina, fortunatamente, ha perso intensità avvicinandosi alla costa e si è completamente dissolta nel giro di circa due ore. Questo fenomeno, spiegano gli esperti, è legato al riscaldamento delle acque del Mediterraneo, un effetto diretto del riscaldamento globale che, secondo le previsioni, potrebbe rendere sempre più frequenti eventi meteorologici estremi lungo le nostre coste.
Ma mentre ad Agrigento il fenomeno si è risolto senza conseguenze, la costa orientale siciliana è stata colpita da una calamità senza precedenti. A Riposto, nel Catanese, si è registrato un nubifragio devastante, concentrato nelle ore mattutine tra le 9:55 e le 10:55, quando la stazione meteorologica Sias (Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano) ha rilevato una quantità di pioggia mai vista per l’area. L’intensità oraria ha raggiunto i 112,8 mm, con picchi di 163,2 mm in soli cinque minuti. In serata, un secondo nubifragio ha ulteriormente aggravato la situazione, portando l’accumulo totale di novembre a un record di 615 mm, il più alto mai registrato dall’installazione della stazione nel 2002.
Davanti a questa calamità, il sindaco di Riposto ha lanciato un allarme sul grave rischio idrogeologico che interessa il territorio: “È chiaro che i torrenti non possono accogliere in poche ore una quantità d’acqua che normalmente cade in un anno. La portata dei torrenti è limitata, e quando non basta, l’acqua tracima cercando vie di fuga, con conseguenze devastanti.” Tra i danni maggiori si segnala Torre Archirafi, dove gli allagamenti hanno causato disagi che superano addirittura quelli della grande alluvione del 1995.
Negli anni, il flusso dei corsi d’acqua nei centri abitati è stato incanalato, creando strozzature che ostacolano il deflusso dell’acqua piovana. Per il sindaco, è essenziale cambiare metodo di costruzione e manutenzione: “Le città già edificate sono a rischio, ma mitigare il rischio per quelle già costruite è una sfida complessa.”
A complicare ulteriormente la situazione è la posizione geografica di Riposto, situata a valle e quindi punto di raccolta delle acque provenienti dai centri pedemontani di Giarre, Santa Venerina e Milo. In passato era stato proposto un progetto faraonico per convogliare le acque all’esterno della città, ma, dopo decenni, resta solo sulla carta. “Ne parlerò con Cocina,” promette il sindaco, riferendosi al progetto e alla necessità di rivedere le infrastrutture idrauliche per la prevenzione dei disastri.
Per affrontare concretamente il rischio idrogeologico, il sindaco ribadisce l’urgenza di un sostegno statale e regionale. “I Comuni da soli non possono farcela; riusciamo a malapena a mantenere le infrastrutture pubbliche,” afferma. Nel frattempo, si è proceduto a una pulizia straordinaria di torrenti, tombini e caditoie per liberare le strade dal fango e ripristinare la viabilità.
Questi fenomeni estremi, dalle trombe marine ai nubifragi, sono ormai segnali sempre più evidenti delle conseguenze del cambiamento climatico. La Sicilia, con la sua fragile geografia, si trova in prima linea, e solo un impegno a lungo termine per potenziare le infrastrutture e prevenire i disastri potrà limitare i danni che eventi del genere portano con sé.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp