Sulle orme di San Calogero per riscoprire l’interiorità come valore civile

Anche quest’anno, in occasione dei festeggiamenti in onore di San Calogero, il programma prevede l’alternarsi di manifestazioni di devozione popolare, momenti di raccoglimento e di preghiera, spazi per concrete forme di solidarietà verso famiglie bisognose, tutto nello spirito dell’insegnamento e della testimonianza che il Santo tanto amato dagli agrigentini ha saputo tramandare nei secoli.

Ma se celebrare adeguatamente un Santo significa anche riconoscerne fino in fondo il suo messaggio e mettersi alla sua sequela per compiere un cammino di fede autentica, non credo si possa trascurare l’opportunità che l’occasione offre per sviluppare una riflessione da rivolgere ad ogni agrigentino mettendo così in evidenza la sua responsabilità di contribuire, attraverso i gesti della vita quotidiana, alla ricerca e alla costruzione del bene comune.

Il senso di questo riflettere parte dunque dalla convinzione che la dimensione interiore abbia un profondo valore civile e non solo un valore per la coscienza dei credenti. E in questo senso è importante che anche il mondo laico ritrovi interiorità per essere in grado di guardare in profondità uomini e cose.

Anzi, il ritorno all’interiorità è oggi uno dei valori civili più urgenti da riscoprire, da rimettere al centro della vita sociale di ogni comunità. L’interiorità è importante per l’uomo religioso,  perché è nell’interiorità che egli incontra Dio, ma è un valore forte anche per tutti e per la stessa definizione del cittadino in quanto tale.

La forte secolarizzazione del nostro tempo ha generato, infatti, un’idea singolare di laicità, secondo la quale tutto ciò che ha a che vedere con la dimensione spirituale dell’uomo sarebbe qualcosa di evanescente, di astratto, di appartenente alla sfera privata del soggetto e quindi di irrilevante a livello sociale e civile, dove a contare sono invece i criteri dell’efficienza, della funzionalità, della visibilità, del risultato a ogni costo.

Il ritorno all’interiorità, viceversa, è la condizione irrinunciabile per una vita sociale ordinata e vissuta nella piena responsabilità. E’ solo dal coinvolgimento profondo del proprio essere e dalla conoscenza non distratta e casuale dell’altro che possono scaturire la giusta scelta e la capacità di assumersi responsabilità.

L’interiorità è pertanto necessaria, non solo importante, e così pure l’abitudine alla riflessione, alla meditazione, al silenzio. Lì si radicano le più profonde motivazioni. Lì si ritrova la forza per l’assunzione vera dell’autentica responsabilità verso l’altro.

Se poi si guarda non solo al semplice cittadino ma a chi assume il compito di rappresentarne gli interessi ci si chiede se  il silenzio, la contemplazione, l’interiorità, la profondità dell’essere, il dominio di sé, non abbiano a che fare con la vita di un amministratore locale.

Anzi, in particolare, per un pubblico amministratore essi assumono un significato estremamente importante per agire con responsabilità, anzi, per agire politicamente con responsabilità.

Come si possono dare risposte vere e profonde  se non si è in grado  di porsi in sintonia con la incommensurabile profondità delle persone, anche le più semplici, che incontriamo?

E, dunque, non solo per ogni cittadino ma anche per l’amministratore pubblico è bene riflettere sul valore dell’uomo interiore ed è bene incamminarsi per questa via.

Fare memoria di San Calogero, al di là delle manifestazioni tipiche della pietà popolare, significa allora seguire un itinerario spirituale che partendo dalla riscoperta della dimensione interiore riesce a produrre una crescita del capitale sociale, una nuova prospettiva per scrivere un’agenda di speranza per ciascuno di noi personalmente, per la città e per la politica nel suo insieme.

Salvatore Pezzino