Tornano a scrivere i medici del reparto di cardiologia del San Giovanni di Dio di Agrigento. E l’oggetto non cambia: figure mandate a coprire i turni di altri ospedali . Medici che, di fatto, poi, mancano ad Agrigento. Gli stessi camici bianchi hanno scritto una lettera, per rivolgersi alla cittadinanza, così come avevano fatto nel novembre del 2021, a firma di Patrizia Carita’, Calogero Casalicchio, Gabriella Carlino, Calogero Catalano, Giovanni Diana, Ilenia Alessandra Di Liberto, Salvatore Di Rosa, Antonella Frenda, Salvatore Geraci, Alfonso Lo Presti, Rossella Miccichè, Diego Milazzo, Gerlando Pilato, Valentina Pitruzzella, Roberta Siracusa, Giovanni Vaccaro, Claudia Visconti.“ Il reparto di Cardiologia di Agrigento è obbligato a subire le troppe mancanze ed emergenze croniche del sistema sanitario provinciale- si legge nella missiva firmata da ben 17 medici. Un detto siciliano che ben può far comprendere la situazione ai cittadini è: “si spoglia la chiesa per guarnire la sacrestia”. L’Unità dell’ospedale “San Giovanni di Dio”, diretta da Giuseppe Caramanno, viene smembrata, cioè mandata a lavorare altrove a 30-50 km dalla propria residenza.
Significa che con la scusa di un’emergenza, ormai permanente, i medici, del reparto di Cardiologia di Agrigento, subiscono: ripetuti ordini di servizio per coprire i turni del reparto di cardiologia a Licata dove i medici di ruolo sono soltanto due. Continue chiamate d’urgenza per supplire il turno di un collega della cardiologia (dell’Ospedale Barone Lombardo) di Canicattì in malattia. Ulteriori turni nel reparto Pronto Soccorso di Agrigento. Perché da quando è stato aperto il Pronto Soccorso di Ribera il personale di Agrigento è stato comandato altrove. Bisogna ripensare l’organizzazione degli ospedali nella nostra provincia dove, per porre fine alle criticità ataviche che li affliggono, sarebbe sufficiente potenziare la rete territoriale delle emergenze-urgenze molto più efficiente nella gestione delle patologie tempo-dipendente come l’infarto miocardico acuto. Noi vogliamo continuare a lavorare con tutta la serenità che il nostro delicato lavoro richiede. Noi vogliamo essere un’eccellenza ed una certezza per la popolazione: una garanzia. Noi vogliamo essere esonerati dal lavoro in altre strutture, la cui esistenza non è prevista dalle vigenti leggi. Esprimiamo, dunque, disagio ed assoluta preoccupazione. Ed i nostri sentimenti non possono che essere gli stessi dei cittadini. Chiediamo di poter continuare a fare il nostro lavoro, così come lo abbiamo sempre fatto: guardando in faccia i nostri pazienti e sapendo che gli stiamo garantendo i più alti livelli di assistenza.
Non ci compete parlare di zone speciali o presidi di prossimità. Ma quello che sappiamo è che un reparto di Cardiologia non è una guardia medica. La popolazione deve essere certa di andare in un posto che non sia per forza il più vicino che non coincide spesso con il più efficiente, perché gli standard quantitativi non permettono di raggiungere prestazioni qualitative adeguate, aumentando il rischio clinico. Non dobbiamo essere noi a sottolineare che prima di inaugurare un nuovo spazio occorre essere certi che siano presenti due fattori : utilità e numero personale adeguato Non dobbiamo far sì che “gli eventi” ci mettano contro i nostri stessi colleghi. Ma non comprendiamo perché, ad esempio, non venga previsto un accorpamento tra Licata e Canicattì. E ancora una volta, può un reparto di cardiologia privarsi di tre medici e di oltre 400 ore mensili di lavoro?
Ed adesso vi chiediamo: che reparto di Cardiologia volete ad Agrigento? Perché noi rivogliamo il nostro.”