Manca poco alla fine dell’anno, il tempo è quasi scaduto per le concessioni balneari, ma dal governo nessuna indicazione, solo silenzio. Il tempo scorre inesorabile e la direttiva europea Bolkestein per la libera concorrenza incombe sempre più minacciosa. Tanti comuni della costa agrigentina, a proposito di tempistica, sono ancora senza il PUDM (Piano di Utilizzo delle aree Demaniali Marittime) i cosiddetti “Piani Spiagge”, praticamente fuori tempo massimo.
Il 31 dicembre 2023 scadono i titoli delle concessioni balneari italiane, così come sentenziato dal Consiglio di Stato a novembre 2021 respingendo la proroga governativa all’anno 2033, perché ritenuta in contrasto con la direttiva Bolkestein che proibisce i rinnovi automatici sulle concessioni pubbliche. Inoltre, lo scorso 28 agosto, con una pronuncia dei giudici del Consiglio della sesta sezione, è stato ribadito che il termine delle concessioni balneari è fissato al 31 dicembre 2023: «Tutti gli organi dello Stato hanno il dovere di disapplicare le proroghe generalizzate legislativamente previste per le scadenze delle concessioni demaniali marittime a scopo turistico ricreativo».
La pronuncia rimarca il contenuto della sentenza dello scorso primo marzo, quella che aveva dichiarato illegittimo lo slittamento dei termini al 31 dicembre 2025 inserito nel decreto Milleproroghe dal governo. Le concessioni saranno riassegnate tramite gare pubbliche e i Comuni sono chiamati a predisporre i bandi di gara. Solo allora potranno avvalersi della “mini proroga” di un anno stabilita dal governo Draghi per dare tempo alle amministrazioni di espletare le evidenze pubbliche. Ma dal governo, sugli atti formali, e quindi, sui modi e i tempi dell’applicazione esecutiva della normativa comunitaria, c’è silenzio. Per riassegnare gli spazi delle spiagge servono i decreti attuativi che dovranno stabilire in sintesi le modalità di svolgimento delle gare. Molti Comuni, in giro per l’Italia – e qui da noi? – in questo silenzio si stanno attrezzando per non incorrere nelle infrazioni per chi viola leggi e sentenze. Molte amministrazioni comunali, in giro per l’Italia – e qui da noi? – hanno già avviato i gruppi di lavoro per predisporre i bandi, evidenziando la responsabilità del governo che, ad oggi, non ha emanato i necessari decreti attuativi. “Qui da noi silenzio. Anche perché alcune amministrazioni, tante, sono in difetto e non possono alzare la voce. Da anni e anni i sindaci del litorale agrigentino sono chiamati a predisporre e adottare, con urgenza, il Piano di utilizzo delle aree demaniali marittime, in conformità ai principi definiti dall’UE ed alla vigente legislazione statale e regionale di settore, senza i quali non sarà comunque possibile espletare le gare. Ribadiamo – dichiara Gero Niesi, Vice presidente vicario di Confcommercio Agrigento con delega al SIB – che il disattendere tale adempimento renderà, di certo, inesorabile il tracollo dell’intero comparto e dell’indotto, rischiando di buttare a mare il lavoro di tantissimi padri di famiglia, loro concittadini. Le amministrazioni comunali devono avere chiaro che le strutture balneari sono un patrimonio per tutto il territorio, sia economico che identitario, da proteggere e valorizzare e vanno affiancate e sostenute in un percorso di crescita. Questa evidenza, oltre che ai sindaci, dovrebbe essere d’interesse anche per tutti i rappresentanti in Parlamento Regionale, Nazionale ed Europeo di questo territorio, maggioranza o opposizione non fa alcuna differenza”.
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