Non è necessario essere degli urbanisti o possedere la sfera di cristallo per comprendere come la via Atenea ha bisogno di aiuto. Non può esserci un rilancio della città se non si parte dal rivalutare il centro cittadino. Tenendo conto di quanto detto da Alfonso Cimino presidente dell’ordine degli architetti di Agrigento durante una speciale intervista rilasciata al nostro giornale vogliamo focalizzare l’attenzione sull’ultima parte dell’intervento che sottolinea come le potenzialità della nostra città, il centro storico, la Valle dei templi, il fronte a mare non abbiano avuto la forza di creare un sistema tale da riscattare economicamente e socialmente la nostra provincia. Eppure la soluzione è chiara ed anche richiesta dai diversi attori che si muovono nel contesto dell’economia cittadina cioè una cabina di regia che non sia gestita da un un’unica mente ma che veda il convogliare di diverse menti, di diverse idee per giungere ad una visione totale del nostro territorio. L’impegno dell’amministrazione comunale e di alcuni professionisti che operano in questa città è innegabile ma poco conclusivo. Moltissime idee ma niente di concreto. Il tempo trascorso in questo periodo di pandemia è un tempo prezioso che abbiamo già perso, è andato. Ed infatti ci ritroviamo a distanza di un anno nella confusione più totale. E’ anche vero che questa confusione è generata dall’incertezza nazionale e mondiale che stiamo vivendo ma parliamoci chiaro se improvvisamente dovesse cessare l’emergenza sanitaria e i turisti dovessero tornare già il prossimo mese, noi non saremmo pronti. Perché? La consulta sul turismo si è riunita 1 sola volta, alcune idee sono emerse ma poi tutto è stato rimandato “ad una prossima seduta neanche calendarizzata” perché? In una città turistica si dovrebbe lavorare in questo senso tutti i giorni, occorrerebbero 1, 2 sedute a settimana per trasformare quell’abbozzo di idee in realtà e così per gli altri settori. Qui ci sembra tutto slegato, ogni settore pensa per se senza alcuna visione globale di una città che funzioni, questo non significa che il lavoro o i progetti fatti siano sbagliati ma manca la comunicazione e una centralità che li renda condivisi e condivisibili. Manca la progettualità, le scadenze, le responsabilità e la conclusione ai massimi vertici. Ed il tempo, a questo punto ci manca il tempo. Non è giunto forse il momento di metterci all’opera?