Il romanziere agrigentino Andrea Cirino torna in libreria con “Tre minuti“, un romanzo che, grazie alla voce fresca ma già matura dell’autore, porta riflessioni forti sul carcere e sulla condizione umana. Il libro, 276 pagine pubblicate da Francesco Tozzuolo Editore, è uscito il 1° maggio 2025 e sta riscuotendo l’interesse del circuito indipendente nazionale.Si avvale della copertina realizzata dal maestro Silvio Benedetto
Venerdì 19 giugno alle 18, il Chiostro del Palazzo Municipale di Agrigento diventa palcoscenico letterario: sotto gli archi settecenteschi la città Cirino presentarà al pubblico il suo nuovo romanzo. L’incontro punta a stimolare un dialogo sul senso della pena, a partire dalle pagine del romanzo.L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Agrigento e inserita nel calendario di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, vedrà la partecipazione di numerose personalità del mondo istituzionale, culturale e giornalistico. Al fianco dell’autore interverranno:
Enza Gaziano, presidente dell’Ordine degli Avvocati,
Salvatore Pezzino e Luigi Roberto Mula, giornalisti,
Anna Puci, direttore del carcere Petrusa,
Stefano Papa, direttore dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna,
Luigi Mazzocchio, cappellano del carcere,
e Beniamino Biondi, scrittore, saggista e critico letterario.
A coordinare i lavori sarà il giornalista Domenico Vecchio, mentre i saluti istituzionali saranno affidati al sindaco Francesco Miccichè. La serata sarà arricchita dalle letture dell’attore e regista Franco Bruno, con accoglienza a cura della Savatteri Produzione.
In una città non meglio precisata, Benny, liceale benestante poco più che diciottenne, commette una bravata che gli cambia l’esistenza. L’ingresso in cella spezza di netto la sua promessa di futuro: l’aria densa di privazioni, la routine ferrea, i rumori metallici dei chiavistelli diventano il suo nuovo orizzonte. Lì incontra detenuti di ogni provenienza, raccoglie storie di perdita e redenzione, impara a misurare il tempo in attimi. Quei tre minuti del titolo alludono all’intervallo concesso per una telefonata, per un abbraccio, per un lampo di libertà che si consuma prima che la porta blindata si richiuda. Cirino scava a fondo nel paradosso di un luogo nato per rieducare ma spesso teatro di sofferenze invisibili. Affronta l’ingiustizia di una detenzione preventiva prolungata, la piaga dei suicidi dietro le sbarre, la resilienza che nasce dalle piccole solidarietà quotidiane. Il cappellano diventa bussola morale, ricordando che ogni condannato resta persona, non numero di matricola. Il libro suggerisce che il destino non è scritto in modo implacabile: il libero arbitrio esiste, benché venga messo alla frusta da un sistema che tende a giudicare e punire più che comprendere.Al termine dell’incontro Cirino si fermerà per firmare le copie.
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