C’erano una volta gli “autarchici”, che giravano film con pochissimi soldi, (Nanni Moretti docet) e ci sono ancora oggi. Almeno ad Agrigento dove, tra il centro storico e la periferia, si gira il “corto” dal titolo “Non sai quanti nomi ti ho dato”.
La “storia”, è quella di uno scrittore sessantenne che nel corso della sua vita è riuscito a realizzare ben poco, tuttavia continua a cercare un riscatto idealizzando un amore giovanile che non tornerà mai più. Si tratta dell’opera prima di un conosciuto professionista dell’immagine, Franco Carlisi, classe 1963, originario di Grotte, direttore della rivista nazionale di immagine e cultura “Gente di fotografia”.
Questo, che Carlisi sta girando con un “pugno” di amici, è un dramma psicologico; una vicenda girata in “digitale” con audio in presa diretta, a bassissimo costo e senza alcun finanziamento pubblico, destinata, per lo più, al circuito dei Festival o dei Concorsi per cinema d’autore. Nella parte dell’intellettuale sessantenne, in questo film troviamo un attore agrigentino di grande esperienza, Giovanni Volpe, mentre nei panni della ragazza primo-amore, c’è Noemi Castronovo, una professionista della danza di 26 anni, originaria di Grotte, alla sua prima esperienza cinematografica.
Le stanze utilizzate per girare alcuni “interni” sono quelle dell’edificio di via Sanzo, nella vecchia Girgenti, messo a disposizione dall’intellettuale Tano Siracusa, anche lui esperto fotografo. Per gli “esterni” il regista ha optato per talune realtà che ama in particolar modo: “periferie urbane degradate – spiega – quali Villaseta e Porto Empedocle”.
Franco Carlisi, nativo di Grotte con interessi nel mondo della fotografia, dai primi Anni ’90 ha un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero, orientata prevalentemente verso la ricognizione del sentimento di non appartenenza. Ha inoltre affiancato all’attività espositiva, quella giornalistica, occupandosi dei contesti periferici e marginali del suo territorio. Da sempre interessato alla ricerca di nuovi linguaggi e ai rapporti fra testo e immagini, Carlisi ne sperimenta alcune possibili formule sulle pagine del periodico di immagini e cultura fotografica che dirige. In questo progetto cinematografico ideato durante il lookdown, ha avocato a se non solo la regia ma anche la sceneggiatura. Assistente alla regia, è invece suo figlio Calogero Carlisi che è pure direttore della Fotografia.
La troupe è composta da Giacomo Fattori, macchinista, tecnico e fonico, esperto in riprese e montaggio e Salvatore Cufaro, video grafo, operatore di ripresa. Cura le scenografie la ventenne Gaia Carlisi, figlia del regista. Le musiche originali sono state scritte da un giovane compositore, Antonio Giardina, diplomato al Conservatorio, originario di San Cataldo, nell’organico dell’orchestra di Cagliari.
”La musica è particolarmente importante nel contesto di questo “Corto” – spiega Franco Carlisi – perché va montata in relazione alle immagini. Poi c’è questo personaggio principe che non è semplice. Il prodotto che ne uscirà non è per tutti ma è rivolto ha chi ha una sensibilità particolare ”.
Sull’opera cinematografica autoprodotta Carlisi non vuole divulgare troppo: lo fa per lui, l’amico Giovanni Volpe.
“Posso dire che questo film, che mi vede protagonista come attore principale, come unica contraddizione, mi costringe a tenere la barba lunga, folle e anarchica, e che ormai vive di vita propria. Il Corto – prosegue Volpe – è l’opera prima di un mio carissimo amico che con questo suo film, stupirà per bravura, intensità di emozioni e capacità tecniche. Sono felice che Franco Carlisi mi abbia coinvolto in questo progetto e auguro a lui e al film, una lunghissima vita”.
Il Corto, prodotto da “Eidon Immagini d’Arte” di Grotte, sarà pronto in estate, probabilmente entro il mese di giugno.
LORENZO ROSSO