Prima la richiesta di esclusione dei testimoni dell’accusa, per non avere rispettato il termine per presentare la lista, adesso quella di trasferire l’imputato dal carcere di Melfi, ad una struttura penitenziaria siciliana, perché ha dei problemi di udito, e può partecipare attivamente all’udienza solo se presente in aula. Slitta così ancora una volta l’inizio del dibattimento del processo a carico di Carmelo Vardaro, 45 anni, di Favara, che non ha scelto il rito abbreviato e, quindi, è stato rinviato a giudizio, nell’ambito dell’inchiesta “Mosaico”, sulla faida che fra Favara e il Belgio ha provocato 5 morti e una decina di tentati omicidi. Il favarese è accusato di un omicidio, di due tentati omicidi, e di due estorsioni con metodo mafioso. In particolare, avrebbe cercato di vendicare l’omicidio dell’imprenditore Carmelo Bellavia.
La Corte di assise del Tribunale di Agrigento presieduta da Alfonso Malato, preso atto della richiesta del legale difensore, ha rinviato l’udienza al 21 dicembre prossimo. Alcune vittime e familiari si sono costituiti parte civile e sono pronti a chiedere il risarcimento dei danni.
Vardaro avrebbe fatto parte del commando che ha freddato l’empedoclino Mario Jakelich, con un colpo di pistola in fronte, il 14 settembre del 2016 in Belgio, mentre la vittima designata il favarese Maurizio Di Stefano, colpito da alcuni proiettili, riuscì a salvarsi. Lo stesso Distefano ritenuto, il 23 maggio del 2017, scampò ad un secondo agguato nel garage di Carmelo Nicotra rimasto ferito da alcuni colpi di kalashnikov ai glutei. E avrebbe commesso i due fatti di sangue insieme a Calogero e Antonio Bellavia, mentre i fratelli Calogero ed Emanuele Ferraro, quest’ultimo a sua volta ucciso, avrebbero partecipato al solo agguato ai danni di Nicotra, e Di Stefano.