Falsa partenza del processo a carico di tre imputati coinvolti nell’inchiesta “Stipendi spezzati”, su presunte minacce di licenziamento ai dipendenti di una cooperativa di Licata che gestiva delle comunità per disabili psichici, la Cooperativa Suami, costretti secondo le accuse a restituire parte dello stipendio. Comparsi davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, il dibattimento non è stato aperto perchè il presidente del collegio Alfonso Malato ha già trattato il procedimento in qualità di Gip e, quindi, non è compatibile. Il fascicolo è stato così assegnato alla seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, che lo tratterà a partire dal 29 novembre.
L’operazione “Stipendi spezzati” è stata eseguita nel 2017 dai carabinieri di Licata. Per la vicenda, all’epoca dell’esecuzione dell’operazione, finirono agli arresti domiciliari Salvatore Lupo, l’ex presidente del Consiglio Comunale di Favara, ucciso il giorno di Ferragosto in un bar di Favara, e la moglie Maria Barba, detta Giusy, 39 anni, ritenuta la responsabile delle strutture. Un’altra donna, Veronica Sutera Sardo, 34 anni, agrigentina, ebbe applicato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre Caterina Federico, 38 anni, fu “colpita” da obbligo di dimora a Licata. Altre due persone risultarono indagate senza che per loro fu emesso alcun provvedimento cautelare.
Per la sola Modica il giudice ha disposto il non luogo a procedere per avvenuta prescrizione. Lupo, che sarebbe stato ucciso dall’ex suocero Giuseppe Barba, non sarà processato in quanto deceduto. Il giudice, nei suoi confronti e nei confronti di Rosa Sferrazza, 70 anni, di Favara, considerata la “prestanome” di Lupo, ha emesso una sentenza di non luogo a procedere “per morte del reo”. Sul banco degli imputati siedono Maria Barba, Caterina Federico, e Veronica Sutera Sardo.