Il capomafia ha continuato a comandare anche dal carcere e una volta tornato libero all’inizio di quest’anno ha ripreso le redini del mandamento. Proprio come sette giorni fa con l’operazione che ha portato in carcere i vertici del clan di San Lorenzo a Palermo, i carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito un provvedimento di fermo per 11 persone, tra vecchi e nuovi capi e gregari nel mandamento di San Mauro Castelverde, regno incontrastato della famiglia Farinella.
Il nonno Giuseppe morto in carcere nel 2017, il figlio Domenico che dal carcere era appena uscito nel 2020 dopo una lunga detenzione e il nipote Giuseppe che ha gestito le sorti del mandamento tra le province di Palermo e Messina. Le persone fermate nell’operazione denominata “Alastra” sono accusate a vario titolo di associazione mafiosa estorsione, trasferimento fraudolento di beni, corruzione, atti persecutori, furto aggravato e danneggiamento, in Sicilia, Lombardia e Veneto.
Tutto è partito da quattro operatori economici, che si sono ribellati e hanno denunciato ai carabinieri. Tra questi c’è Francesco Lena, il patron dell’Abbazia Sant’Anastasia, che nel 2010 era stato arrestato per mafia, ma poi era stato assolto. Alle vittime di Cosa nostra era imposto di pagare il pizzo o di acquistare forniture di carne da una macelleria di Finale di Pollina, gestita da Giuseppe Scialabba, il braccio destro di Farinella junior.
Oltre ai fermi è scattato anche il sequestro di un’agenzia di scommesse che i Farinella gestivano a Palermo e di un’attività di prodotti sanitari, a Finale di Pollina. Valore stimato dei beni, un milione di euro.
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