Emergono altri particolari nell’ambito dell’operazione “Oro bianco”, che ha permesso ai carabinieri del Reparto operativo di Agrigento, di smantellare la cosca mafiosa della “Stidda”, il “paracco” di Palma di Montechiaro, che aveva stretto accordi con un uomo d’onore di Favara, per il controllo dei traffici di droga, e l’acquisto di grosse partite di cocaina dalla ‘Ndrangheta calabrese. (Nella foto il comandate provinciale dei Carabinieri di Agrigento, Vittorio Stingo).
In carcere sono finiti Rosario Pace (detto “Sbizziale”), di Palma di Montechiaro, 61 anni; Gioacchino Pace, nato a Palma di Montechiaro, 51 anni; Emanuele Salvatore Pace, nato a Licata, residente a Palma di Montechiaro, 34 anni; Domenico Manganello, nato a Palma di Montechiaro, 47 anni; Sarino Lauricella, nato a Palma di Montechiaro, 52 anni; Sarino Lo Vasco, nato a Palma di Montechiaro, 54 anni; Gioacchino Rosario Barragato (detto Colarino), nato a Palma di Montechiaro, 61 anni; Salvatore Montalto (consigliere comunale), nato a Palma di Montechiaro, 52 anni; Tommaso Vitanza, nato a Palma di Montechiaro, 71 anni. Giuseppe Morgana, nato a Licata, 37 anni. Agli arresti domiciliari (per motivi di salute) Calogero Lumia (detto U Capru), nato a Palma di Montechiaro, 74 anni.
Ruolo centrale per i traffici di droga avrebbe avuto il favarese Giuseppe Blando, che secondo i carabinieri avrebbe svolto infatti l’attività di collegamento tra Cosa nostra palermitana, la mafia calabrese e la Stidda palmese.
I Pace, poi, si sarebbero occupati della distribuzione dello stupefacente, e del susseguivo smercio. Ma i Pace avrebbe messo in atto anche estorsioni, un caso è quello operato ai danni di un’impresa di Favara per i lavori condotti alla Stazione Pizzillo, minacce, anche ai danni degli appartenenti alla Polizia Municipale di Palma, attività di recupero crediti.
E il “paracco” avrebbero anche pianificato delle rapine, una delle quali, ad un portavalori, con l’uso di kalashnikov e mezzi cingolati. Rapina che non si è mai concretizzata. I carabinieri lo accertano la notte del 22 giugno 2017, attraverso un’intercettazione tra Rosario Pace e Domenico Manganello, che si trovavano a bordo di un’autovettura. Nel mirino un mezzo blindato impiegato nella consegna di denaro agli istituti di credito tra Naro, Camastra, Palma di Montechiaro e Licata.
I carabinieri, nel corso del blitz della scorsa notte, in una delle 50 perquisizioni effettuate, hanno rinvenuto e sequestrato 78mila euro in contanti, nella masserie di uno degli indagati, quella di Salvatore Carusotto. Inoltre in casa di alcuni indagati sono state trovate alcuni quantitativi di sostanze sostanze stupefacenti.