I giudici della Corte di assise del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, hanno inflitto 24 anni di reclusione all’operaio Gaetano Sciortino, cinquantacinquenne, accusato dell’omicidio del marmista Giuseppe Miceli, massacrato per una rapina nel suo laboratorio nella notte fra il 7 e l’8 dicembre del 2015.
Il pubblico ministero Gloria Andreoli, al termine della sua requisitoria aveva chiesto l’ergastolo. Disposta anche la libertà vigilata, successiva alla condanna, per 3 anni. L’imputato è stato condannato a risarcire i familiari della vittima, costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Antonino Gaziano e Salvatore Di Caro, con una provvisionale di 25.000 euro.
Ad incastrare Sciortino le indagini dei carabinieri, un video che proverebbe il pedinamento con l’auto nei confronti del marmista, nelle ore precedenti l’omicidio, e una scarpa compatibile con quella recuperata in una scarpata che l’imputato, secondo quanto emerge dalle indagini e dalle intercettazioni, ha cercato di fare sparire.
Miceli è stato massacrato con un’acquasantiera di marmo e, sarebbe stato colpito al volto pure con un’autoclave.