L’intervista a Oscar Farinetti: “Il made in Sicily stra-conosciuto per la sua bellezza”.
L’imprenditore Oscar Farinetti presenterà il suo ultimo libro, sabato 15 aprile alle ore 18.00 presso il palazzo Bellacera di Comitini per iniziativa di Confartigianato Imprese Agrigento. Noi l’abbiamo incontrato e ci siamo fatti spiegare il perché sta investendo in Sicilia.
“La Sicilia non è una regione o una nazione ma un continente conosciuto in tutto il mondo per la sua bellezza e per l’alta qualità dei suoi prodotti agroalimentari d’eccellenza”. Parola di Oscar Farinetti, l’imprenditore piemontese noto in tutto il mondo per aver fondato “Eataly” promuovendo i prodotti italiani nel mondo, e di recente “sbarcato” sull’Etna per rilanciare alcuni vitigni tipici che stanno incontrando il gradimento del pubblico internazionale quali il Nerello Mascalese e il Carricante.
Ad un esperto come Oscar Farinetti, che conosce bene i mercati del mondo, la domanda d’obbligo è: “Quanto contano le piccole imprese artigianali siciliane dell’agro-alimentare nell’Italian Food?”
“Contano moltissimo – risponde. – L’Italia è un Paese “frastagliato”. Cioè la bio-diversità che abbiamo in questa terra, unica al mondo, si è trasferita nelle nostre menti e nei nostri cuori. Siamo un po’ unici, siamo molto creativi. Ognuno tende a creare la propria impresa, Allora dobbiamo fondare, come sta già avvenendo con buoni risultati all’estero, una capacità di aggregazione tra piccole e medie imprese, Soprattutto nel campo agroalimentare ed enogastronomico. Che è la nostra vocazione, o almeno, la vocazione più grande. Noi abbiamo due vocazioni: l’agroalimentare che è una filiera; imprese agricole, imprese di trasformazione e imprese di accoglienza e ristorazione. Le quali sono, nel 99 per cento dei casi, piccole imprese artigianali. Ed hanno un valore enorme. E la stessa cosa avviene nel turismo. Questa vocazione la dobbiamo far diventare un punto di forza. Quello che dobbiamo semplicemente migliorare, è la capacità di lavorare insieme. Di stare insieme mantenendo l’identità del singolo artigiano imprenditore, che è una forza della natura perché riesce ad interpretare meglio la terra; riesce ad interpretare meglio i profumi, i sapori. Riesce a creare delle eccellenze che le grandi multinazionali non riusciranno mai a fare. Però – continua Oscar Farinetti – il punto di debolezza è che si fa fatica a sostenere i costi, per esempio per la Comunicazione mondiale, e questo lo dobbiamo fare insieme. In generale noi italiani abbiamo un problema: un italiano contro un giapponese vince di sicuro perché più creativo, ma dieci giapponesi contro dieci italiani tendono a vincere loro, perché sono più bravi a lavorare in team. Quindi la funzione delle chiamiamole “associazioni corporative” in senso positivo, quelle che associano le piccole imprese è una funzione fondamentale. Serve per tenere insieme le imprese e farle fare “economia di scala” per poter andare all’estero. Il nostro futuro a livello nazionale è raddoppiare le esportazioni delle nostre eccellenze, Siamo già stati bravissimi negli ultimi dieci, vent’anni. Abbiamo sfondato il tetto dei 50 miliardi di esportazione dei prodotti agro alimentari di eccellenza. Abbiamo anche sfondato il tetto dei 500 miliardi di esportazione in generale, comprese aziende manifatturiere e di altri settori, Ma noi possiamo raddoppiare questi numeri, E possiamo farlo nel giro di dieci anni. Ma dobbiamo avere l’umiltà di metterci insieme, di mantenere la nostra identità e la nostra impresa artigianale e lavorare in unione con altre piccole imprese, per andare in tutto il pianeta a raccontare le nostre meraviglie”.
Ma in tutto questo, la Sicilia quanto conta?
“Le piccole o medie aziende siciliane nel panorama nazionale contano moltissimo in termine di immagine mondiale – risponde Oscar Farinetti. – Quando io ho aperto la sede di “Eataly” a New York, nel 2010, ho avuto uno straordinario successo. Per sei mesi ho avuto dieci isolati di “line”, intorno alla nostra sede; dieci isolati di gente in fila per poter entrare e gustare i prodotti italiani. Perché in America ad esempio abbiamo ri-lanciato la pasta, la pizza, usando per i condimenti il pomodoro Pachino e tanti altri prodotti del Sud. Se io aprivo a New York pubblicizzando la polenta, col cavolo che facevo il pieno… Quindi posso confermare che i nostri prodotti straconosciuti nel mondo, sono del Sud. Però se andiamo a vedere, ad esempio nelle denominazioni di eccellenza, Doc, Dop, Igp ecc… l’80 per cento dei prodotti sono del Nord. Anche nel turismo, i viaggiatori internazionali che vengono in Italia, per l’85 scelgono località da Roma in su. Ma l’Italia senza il Sud non è l’Italia. Perché il Sud è portatore delle eccellenze che ci danno un’identità nel mondo. Allora bisogna che il Sud riparta alla grande. All’interno del Sud ci sono regioni che sono in netta fase di risveglio e altre meno. Tra quelle che hanno una maggiore fase di risveglio metto decisamente la Sicilia. Io sono venuto in Sicilia sull’Etna per fare il vino, per rilanciare il Nerello Mascalese , il Carricante e altri vitigni straordinari che piacciono da pazzi nel mondo. In Sicilia c’è una grande voglia di fare. Di recente ho parlato con un bravissimo produttore di caffè siciliano che ha iniziato a piantare caffè in Sicilia, quindi riuscirà per primo a proporre un caffè cento per cento “made in italy” anche per la parte agricola. Il cambiamento climatico è un fenomeno negativo ma ci ci sta anche aiutando. La Sicilia non è una regione o una nazione, la Sicilia è un continente. Ogni volta che sbarchi qui, vedi scenari meravigliosi e paesaggi diversi. La Sicilia ha delle potenzialità pazzesche che secondo me ha sfruttato molto male nell’ultimo secolo. Però devo dire che ogni volta che vengo in Sicilia e parlo con giovani imprenditori vedo una nuova generazione fantastica, che ha voglia di fare, ha voglia di esprimersi, per cui sono molto ottimista per il futuro della Sicilia. Un po’ meno per altre regioni del Sud ma la Sicilia può essere trainante per tutto il Mezzogiorno. Noi del Nord, che abbiamo realizzato il grande boom economico del dopoguerra grazie ad un sacco di lavoratori meridionali che sono partiti con la valigia di cartone e sono venuti su (e assieme a noi, si sono fatti il mazzo per fare il miracolo economico dell’Italia) dobbiamo sdebitarci. Io sono tra quelli che propongono che adesso quelli del Nord, per sdebitarsi, devono scendere al Sud, per investire, lavorare e fare delle cose insieme . L’Italia ha senso solo se unita e solo se riusciamo a rilanciare alla grande il Sud Italia. All’interno del Sud c’è un gioiello che si chiama Sicilia e credo che si sappia che, dopo il marchio “italy” il marchio più conosciuto al mondo è il “made in sicily”. Che è stra-conosciuto per la sua bellezza. Adesso – conclude Oscar Farinetti – è arrivato il momento di raddoppiare i volumi dei prodotti da esportazione e soprattutto di fare in modo che il turismo internazionale venga in Sicilia”.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp