Conferenza di servizi in ASP con le amministrazioni comunali per facilitare i processi.
Si lavoraall’ASP di Agrigento per far sì che un corposo numero di medici italo-argentini, oltre un centinaio, possa prendere presto servizio nei diversi reparti degli ospedali della provincia contribuendo a potenziare gli organici e sopperendo alla difficoltà, ormai cronica sul piano nazionale, di reclutare nuovi professionisti.
Ieri mattina, nella Cittadella della Salute, il commissario straordinario dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento, Mario Zappia, ha incontrato i sindaci di Agrigento e Ribera, rispettivamente Francesco Micciché (che era delegato anche dal sindaco di Sciacca) e Matteo Ruvolo, l’assessore alla sanità del Comune di Licata, Maria Sitibondo e, in generale, i rappresentanti delle amministrazioni dei Comuni ove ricadono i presidi ospedalieri provinciali durante un incontro-confronto programmatico finalizzato ad appianare ogni difficoltà pratica ed operativa per accelerare l’arrivo in corsia dei nuovi medici. Al tavolo della conferenza dei servizi erano presenti anche i direttori sanitari di ciascun ospedale che hanno messo nero su bianco tutte le carenze che assillano i propri ospedali e che sono state consegnate alla Direzione Generale per dare avvio ai provvedimenti successivi. E’ stata fondamentale la presenza dei primi cittadini che si sono impegnati concretamente a sostenere l’Azienda facilitando, fra l’altro, anche i processi burocratici per l’acquisizione anagrafica delle residenze e la ricerca di abitazioni idonee ad ospitare il personale medico. A margine dell’incontro sono giunte alcune considerazioni da parte del commissario straordinario ASP, Mario Zappia: “siamo ben consapevoli della consistenza del problema legato alla carenza di personale sanitario nei nostri ospedali e non ci conforta di certo il fatto che le criticità non riguardino soltanto la provincia di Agrigento ma tutto il territorio nazionale. E’ per questo che, quotidianamente, siamo impegnati nel cercare ogni possibile soluzione per potenziare le dotazioni organiche considerando prioritario ogni sforzo per incrementare il numero dei professionisti in servizio.
Nutriamo fiducia nel fatto che la scelta odierna, quella di ricorrere ad un corposo contingente di medici italo-argentini, possa rappresentare una svolta significativa. Questa stessa scelta è frutto di una programmazione metodica e consapevole di cui fanno parte anche gli innumerevoli bandi di concorso pubblicati, spesso purtroppo andati deserti per mancanza di sanitari, l’indizione di ‘avvisi aperti’ ai quali si può aderire ogni giorno, senza scadenza, il ricorso ai medici specializzandi, il ‘richiamo’ dei medici in quiescenza, l’attivazione di convenzioni/protocolli d’intesa e la ricerca di condivisione di graduatorie con altre aziende e tanto altro ancora. Come si può ben vedere, le abbiamo provate tutte per cercare personale. Personalmente presto molta attenzione al significato intrinseco delle manifestazioni di piazza, perché esprimono il disagio dei cittadini e della gente comune (che noi abbiamo il dovere di tutelare) ma so individuare anche le strumentalizzazioni che a volte si fanno, utilizzando proprio tale disagio. Oramai anche i nostri concittadini si rendono subito conto delle sterili polemiche o della voglia di qualcuno di occupare spazi di giornale… e non si meritano questo. Ad ogni modo – conclude il commissario – sono certo che questa consapevolezza è stata raggiunta, infatti oggi con i sindaci ed i rappresentanti delle amministrazioni comunali dei cinque centri ospedalieri si sta conducendo un imprescindibile lavoro di squadra al termine del quale arriveremo ad incrementare la dotazione di personale medico nei nostri reparti ospedalieri”.
I nuovi sanitari non sono medici alle prime armi ma professionisti affermati, di età compresa fra i 38 e i 50 anni, in grado di incrementare la qualità delle prestazioni erogate, in possesso di più di una specializzazione e che hanno espresso un vivo desiderio di intraprendere questa nuova avventura non soltanto per ambizione professionale ma soprattutto per ritrovare le proprie origini italiane, nella terra dei loro avi, dove vogliono vivere e far crescere i loro figli.