Il martirio di Giovanni Battista ci richiama al coraggio della verità. E’ l’unico santo del quale la liturgia celebra nel suo calendario la nascita, il 24 giugno e la morte il 29 agosto, quando nell’anno 31-32, subì il suo cruento martirio per la verità.
Dio, nel suo piano di salvezza, a Cristo suo figlio incarnato, ha dato come precursore proprio questo santo, simbolo della verità, nella nascita e nella morte. E ciò, sicuramente per dare un messaggio forte all’umanità di tutti i tempi, di quanto sia necessario questo tipo di coraggio, per tutti, in ogni campo, da quello ecclesiale a quello etico-politico-civile. Ricordando tutti anzitutto che a questo santo, – come tengono a sottolineare i Padri della Chiesa – non gli fu ingiunto di rinnegare CRISTO, ma solo di non tacere la verità. La verità è preziosa come lo stesso Cristo, il quale come sappiamo, oltre a dire che è Lui stesso la verità, ha comandato di gridarla anche dai tetti, perché “la verità rende veramente liberi”. E Giovanni Battista ha sigillato la sua missione di precursore con il martirio da parte del potente del tempo, Erode Antipa, che lo fece imprigionare nella fortezza di Macheronte ad Oriente del Mar Morto, per avergli rinfacciato che non gli era lecito convivere con Erodiade, moglie di suo fratello. Giovanni Battista, da testimone davvero coerente, con chiarezza ed inflessibilità condanna la condotta di Erode, il quale sente che quello che gli viene detto è giusto, perché la verità ha sempre un suo fascino nella coscienza umana. Per questo, nel racconto evangelico, si dice che Erode ascoltava volentieri Giovanni Battista, e che, anche se lo fa imprigionare, non si sognava nemmeno di condannarlo a morte. Cosa che però poi fa, su richiesta di Erodiade che consiglia alla figlia Salomé, quando Erode aveva solennemente dato la sua parola che avrebbe concesso tutto. Non pensando, forse neppur lontanamente, che quella ragazza bravissima a ballare, avrebbe potuto chiedere quello che poi in effetti ha chiesto per far contenta la madre. Il Battista muore martire, vittima di una ballerina vanitosa, dell’odio di una donna diabolica, e della corruzione di un re indeciso, incapace di gestire se stesso come pure con saggezza anche la cosa pubblica.
Giovanni Battista, non è un martire della fede – perché non gli viene chiesto di rinnegarla – ma un martire della verità. La sua vita e la sua vicenda mi pare che possano offrire davvero tanti spunti di riflessione, anche nel particolare momento, non solo ecclesiale,, ma anche civile e politico che stiamo vivendo.
In campo ecclesiale, per il Sinodo che è in corso, in cui si vogliono ascoltare davvero tutte le voci. In campo civile e politico per tutta la problematica situazione italiana, in vista del prossimo 25 settembre quando democraticamente nel segreto dell’urna ogni cittadino sarà invitato recarsi a votare per scegliere, chi deve amministrare la cosa pubblica, in Italia e per noi siciliani anche per la nostra Regione. Ed “ognun s’avvede”, di quanto coraggio ognuno di noi deve fornirsi per una scelta risposabile, nel marasma della situazione. Misurandosi anche con tutti i sofisticati sistemi in atto, di persuasione più o meno anche occulta di cui ci si serve. Di quanto coraggio insomma bisogna dotarsi per esprimere un voto davvero personale, libero, responsabile, unicamente finalizzato al bene comune
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