Una serata densa di emozioni e memorie quella andata in scena al Circolo Empedocleo di Agrigento. Un pubblico attento e partecipe ha preso parte a un omaggio raffinato e sentito dedicato a Michele Lizzi, figura complessa e affascinante della musica del Novecento siciliano. Più che un semplice concerto, l’evento è stato un vero e proprio viaggio nel tempo, dentro sonorità arcane e visionarie che parlano ancora oggi all’anima di chi ascolta.
Quella di Lizzi è una musica che non insegue il consenso immediato, ma si insinua con forza nei pensieri di chi sa accoglierla. È una musica che interroga, che sospende, che lascia spazio al silenzio e alla riflessione. E il pubblico del Circolo Empedocleo ha saputo coglierne ogni sfumatura, ritrovandosi partecipe di un’esperienza collettiva di riscoperta e appartenenza.
Chi era Michele Lizzi: identità di un artista agrigentino
Nato ad Agrigento, Michele Lizzi fu un compositore, docente e organista, ma soprattutto un uomo profondamente legato alla sua terra. Nei primi anni ’50 insegnava all’Istituto Politi di Agrigento e si esibiva come organista nelle chiese storiche della città. Una figura schiva, ma determinata, capace di tradurre il proprio universo interiore in un linguaggio musicale potente e originale.
Per Lizzi la musica era più di un mestiere: era uno strumento di lettura del mondo, una lente con cui osservare la realtà, evocando visioni ancestrali e suggestioni mitiche. La sua opera nasce da una radice greca che è allo stesso tempo culturale e genetica. Lui, figlio di Akragante, portava in sé una memoria millenaria che si traduceva in un linguaggio musicale unico nel panorama italiano del suo tempo.
Il mondo sonoro di Lizzi: quando la musica incontra il mito
Entrare nel mondo musicale di Michele Lizzi significa lasciarsi guidare attraverso un paesaggio sonoro denso di simboli e stratificazioni. La sua musica è abitata da ritmi irregolari, da frasi musicali sospese, da tensioni non risolte che sfidano le strutture classiche della composizione.
Ogni suo brano è una porta aperta su un universo mitico, abitato da figure arcaiche, da storie non dette, da atmosfere che si percepiscono più che si descrivono. Il suo suono è ermetico, spesso ostico a una prima lettura, eppure capace di una forza emotiva che segna profondamente chi vi si avvicina con disponibilità d’animo.
Ciò che colpisce è la sua capacità di rendere contemporaneo un passato lontano, di connettere la grecità profonda dell’identità siciliana con un linguaggio musicale nuovo, personale, a tratti visionario.
Un’eredità culturale da riscoprire
Nel panorama musicale odierno, Michele Lizzi rappresenta un punto di riferimento ancora tutto da esplorare. La sua musica, per anni rimasta nell’ombra, vive oggi una stagione di riscoperta e valorizzazione, grazie anche a eventi come quello promosso al Circolo Empedocleo.
Riscoprire Lizzi significa ritrovare un’identità collettiva, risalire alle radici di un linguaggio mediterraneo e universale che parla di noi, della nostra storia e del nostro futuro. La sua eredità culturale non è solo musicale, ma simbolica: racconta un modo di essere, una sensibilità che travalica il tempo e si fa messaggio per le nuove generazioni.
Una serata al Circolo Empedocleo: omaggio a Michele Lizzi
Il 19 marzo scorso, la sala del Circolo Empedocleo di Agrigento si è trasformata in un luogo di ascolto profondo. La serata, curata con passione e intelligenza, ha visto alternarsi parole, suoni, testimonianze e silenzi carichi di significato. Un pubblico attento ha seguito con emozione ogni momento del programma, immergendosi nel mondo musicale di Lizzi come in un rito collettivo.
Sul palco, tra gli altri, Gaspare Agnello ha ricordato Lizzi nei panni del professore e dell’organista, con la voce di chi è stato testimone diretto di un’epoca. La sua testimonianza, intensa e partecipe, ha aggiunto un tocco umano e affettuoso alla narrazione del maestro.
Musica e parole: i protagonisti della celebrazione
A dare corpo e anima alle partiture di Michele Lizzi sono stati musicisti e artisti di grande sensibilità. Il giovane talento Giovanni Gallo ha eseguito con tocco raffinato il Minuetto delle quarte, mentre la soprano Jole Pinto e il marito Michele Salvatore hanno offerto un’interpretazione vocale intensa e penetrante, trasformando la parola in suono evocativo, come desiderava il maestro.
Accanto a loro, Marisa Bonfiglio ha riportato alla luce con commozione la storia dell’ex Istituto Lizzi, che negli anni ’80 sembrava destinato a diventare il Conservatorio di Agrigento. Un sogno rimasto incompiuto, ma che ancora oggi rappresenta una ferita aperta e una sfida per il futuro.
Brani inediti e manoscritti: un patrimonio musicale vivo
Grande interesse ha suscitato l’esecuzione di alcuni manoscritti inediti di Michele Lizzi. Composizioni mai pubblicate, ma dense di significati. Il Preludio e Scherzo, nato da un’improvvisazione sulle cellule melodiche dell’allievo Giuseppe Di Salvo, ha mostrato il lato più libero e intuitivo della sua scrittura. Il Piffero magico, fiaba per pianoforte, ha evocato immagini sospese tra sogno e infanzia, mentre il Minuetto delle quarte ha restituito la dimensione più strutturata, ma non per questo meno poetica, della sua produzione.
Questi brani sono la prova tangibile di un patrimonio musicale vivo, che attende solo di essere ascoltato, studiato, diffuso.
Testimonianze e memoria: Lizzi nelle parole di chi lo ha conosciuto
Momenti di grande intensità sono arrivati dalle parole di chi ha conosciuto Michele Lizzi personalmente. Il nipote Elio Fameli ha regalato al pubblico un ricordo commosso e affettuoso dello zio, restituendone l’umanità e la profondità. Le letture di Maurizio Fratacci, tratte dagli scritti del maestro, hanno aggiunto un ulteriore livello di comprensione del suo pensiero artistico.
Accanto a loro, sono intervenuti anche Michele Sodano, Vito Fortezza e Fiammetta Bellanca, contribuendo a creare un mosaico di ricordi e testimonianze che hanno dato spessore e verità alla figura di Lizzi.
Il sogno del Conservatorio ad Agrigento: un’opportunità mancata
Una delle pagine più amare emerse durante la serata riguarda la mancata istituzione del Conservatorio ad Agrigento. Negli anni ’80, l’ex Istituto Lizzi avrebbe potuto trasformarsi in un polo di formazione musicale per l’intera provincia. Un’occasione che avrebbe valorizzato la figura stessa del maestro, rendendolo simbolo e fondamento di una nuova generazione di musicisti siciliani.
Oggi, a distanza di decenni, quella scelta mancata pesa ancora. Ma può anche diventare un punto di ripartenza, un’idea da rilanciare con determinazione e visione, nel nome della cultura e del talento.
Il futuro della musica di Michele Lizzi: una sfida culturale
L’eredità di Michele Lizzi è viva. Vive nelle sue composizioni, nei ricordi di chi lo ha conosciuto, nelle emozioni di chi ascolta la sua musica per la prima volta. Ma per restare viva ha bisogno di essere raccontata, suonata, studiata.
La sfida, oggi, è quella di trasmettere questa eredità alle nuove generazioni. Portare Lizzi nelle scuole, nei conservatori, nei teatri. Promuovere festival, pubblicazioni, registrazioni. Creare una rete che tenga viva la memoria e stimoli la creatività contemporanea.
La serata al Circolo Empedocleo ha mostrato che c’è un pubblico pronto ad accogliere questa proposta. Tocca ora alle istituzioni culturali, ai musicisti, agli insegnanti raccogliere il testimone. Perché Michele Lizzi non sia solo un ricordo, ma una presenza viva nella musica del nostro tempo.
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