Proprio oggi, festa di S. Valentino, VI domenica del Tempo Ordinario, milioni di fedeli di ogni parte d’Italia, da Nord a Sud (isole comprese), andando a Messa, sul foglietto “La Domenica” un po’ dovunque largamente diffuso in milioni di copie, come sussidio per meglio partecipare alla celebrazione eucaristica, troveranno una pagina interamente dedicata al nuovo prossimo beato,“Rosario Livatino, il giudice ragazzino freddato dalla mafia”.
Conosciamo tutti le tante discussioni in corso, da diversi e contrastanti punti di vista sulla possibile collocazione della salma, se a Canicattì, nella Chiesa di S. Domenico dove frequentava la Messa domenicale o la Chiesa Madre dedicata a S. Pancrazio dove Rosario è stato battezzato il 7 dicembre 1952, e dove riposa il canicattinese Mons. Angelo Ficarra, già vescovo di Patti, che come leggo in uno degli ultimi, tanti interventi sull’argomento, da parte di una persona di elevata cultura e sensibilità, come Mariella Pirovano è stato “ punito ingiustamente con l’esilio in contumacia nella sua città, dopo avere operato nella diocesi di Patti con saggezza, bontà e lungimiranza per un ventennio molto difficile per la Chiesa e per lo stato italiano, da una Chiesa incapace di interpretare con lucidità gli eventi storici del tempo, perché troppo legata alle logiche materiali della società”.
Parole queste che ho voluto riprendere, tra i tantissimi interventi, per avere un’idea del dibattito in corso già da alcune settimane, in cui Ficarra e Livatino sono considerati entrambi martiri; il primo, vittima “una Chiesa incapace di interpretare con lucidità gli eventi storici del tempo”, mentre il secondo vittima della mafia. Un accostamento questo tra le due grandi figure, sicuramente audace, ma veritiero riguardo al martirio.
A margine di tutto, vorrei comunque da parte mia sottolineare la ricchezza del dibattito in corso, con interventi tutti degni di attenzione e riflessione, da diversi angolature, punti di vista e differenti sensibilità, da parte di singoli, responsabili, di associazioni, gruppi, istituzioni e personalità rivestite in campo civile, politico ed ecclesiastico di ruoli apicali, che sarebbe lungo citare con nomi e cognomi.
E siccome ad altissima percentuale, quanti sono intervenuti sicuramente sono dei battezzati, personalità credenti, di larga formazione e cultura cristiana, mi viene anzitutto da osservare che procede bene il programma di Papa Francesco, che sin al primo momento ha parlato di una Chiesa in uscita, magari accidentata, che comunque tenta di dialogare con tutti, fraternizzando con la cultura di ogni persona, per potere dare risposta ai problemi esistenziali in consonanza con i valori del Vangelo. Una Chiesa non rigidamente gerarchica, né carismatica ! ma sinodale, (come sottolineato per l’Italia in queste ultime ore), capace comunque di resistere a spinte contrapposte, sia centrifughe che centripete, perché in grado di raccogliere quello che lo Spirito suggerisce.
Sul tema del dibattito, in questo senso forse bisogna fare attenzione a meditare i messaggi di tutti; non restare vittime di possibili deformazioni. Troppo spesso abbiamo costatato che talvolta quello che viene chiamato ed invocato come dialogo si trasforma in uno scontro di posizioni. Perché, anziché ascoltare e meditare le posizioni di quanti hanno una visione diversa, si cerca di prevalere “con la forza”, con la furbizia e l’arguzia raffinata di una certa logica unicamente intesa come capacità di far prevalere ad ogni costo la propria valutazione su quella opposta del tipo….il parroco…il vescovo…. il presidente….sono io, ……dunque ho ragione…..
Insomma voglio dire a me stesso e suggerire poi sommessamente anche a tutti (perché no ? )…..che dobbiamo sempre più e meglio imparare ad incontrare la realtà. Un modo sempre più corretto e limpido, che non sia nemmeno lontanamente inquinato da interesse, da logiche interessate, da pregiudizi di qualsiasi genere e natura, da preferenze, o peggio arroganza comunque camuffata e quant’altro, che non può provenire dallo Spirito.
Concludo riprendendo qualche passaggio della Lettera della Comunità Ecclesiale di Canicattì “tralcio della Vigna del Signore , memore e forte della tradizione umana e cristiana della città, dalla propria identità evangelica e culturale, chiamata per prima ad essere testimone del futuro beato nella vita della Chiesa e nella società civile. Mentre il giudice Livatino è un beato con la palma del martirio, suppliziato nella persecuzione mafiosa che infuria in Sicilia, tutti noi, rimasti in vita, siamo chiamati a rendere pubblica e evidente la testimonianza evangelica”.
Sulla questione della salma, io non so quale sarà la decisione finale. Sicuramente sarà una decisione pastorale, che come tutte le decisioni in questo campo per la Chiesa non ha un valore dogmatico definitivo ed indiscutibile. E anche se dovesse essere presa dallo stesso pontefice Francesco (cosa possibile!), non godrebbe quindi della infallibilità, di cui invece i il successore di Pietro gode, per volontà espressa di Gesù, quando parla “ex Cathedra”, in materia di fede.
Il dialogo nella Chiesa è sempre prezioso, ma a differenza di quanto inevitabilmente avviene in democrazia – (che è un grande valore che la Chiesa sostiene e difende ) – in cui vince il numero, nella Chiesa c’è il valore prezioso della Comunione, che non è solo quella sacramentale, ma anche quella pastorale; si accettano le decisioni della legittima Autorità che presta il servizio.
Anche al tempo di Mons, Ficarra quella“Chiesa incapace di interpretare con lucidità gli eventi storici del tempo”, (e che pure ha avuto storicamente, ormai dimostrato, pur con le sue pecche, il grande merito di tutelare il valore prezioso della democrazia in Italia! ), era allora maggioranza. E quella che sosteneva allora il Vescovo Ficarra era allora una minoranza; una qualificata rappresentanza della quale (ne posso io dare testimonianza diretta !) venne trovarlo a Canicattì, promettendo di fare proteste e contestazioni a Roma. Ed in quella occasione la celebre frase dell’uomo di Dio, Ficarra.
Oggi mi viene da pensare che abbiamo una situazione a rovescio, in cui il Tempio è più avanti della società in genere e si fa fatica e seguirne il passo.
Papa Francesco ha un passo più lungo e si fa fatica a seguirlo. Bisogna che ci alleniamo per seguirlo, mentre si prepara ad andare in Irak….! Ad un anno di distanza dal documento di ABU Dhabi…….Un documento che tanti preti laici e cardinali non gli hanno consigliato e non hanno ancora digerito.
Diego Acquisto
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp