“A queste condizioni aprire sarebbe da pazzi, io non riaprirei nemmeno a giugno senza le giuste garanzie. Il Governo deve ridurre tutte le tasse, sono esagerate“.
A parlare è Alessandro Burgio, parrucchiere del noto salone di bellezza di via Atenea. Nella sua parrucchieria lavorano in 9 persone e far fronte ai costi e alle regole imposte, oggi, sarebbe antieconomico.
“Chiediamo l’abbattimento di tutte le tasse. Non possiamo aprire facendo entrare 3 clienti alla volta, io personalmente non riuscirei a far fronte ai costi fissi, del personale, tasse, bollette e tanto altro. In Canada, ad esempio – aggiunge Burgio – i parrucchieri che fanno lo stesso identico lavoro, pagano il 13% dell’Iva, i ristoranti in Italia pagano il 10% perché offrono un servizio, non capiamo perché noi parrucchieri dobbiamo pagare l’Iva al 22%”.
Queste misure, inoltre, rischiano di dare maggiore spazio a forme di lavoro abusivo e in nero, svolto in condizioni tutt’altro che sicure.
E mentre a Padova i parrucchieri si incatenano per protesta perché vogliono aprire subito, Burgio è sicuro che a queste condizioni sarà impossibile riaprire persino a giugno. Le associazioni di categoria stanno lavorando sulle richieste di tutela alla riapertura. E presto, pare, sarà pronta una bozza di proposte.
Nel frattempo su change.org alcuni artigiani della categoria hanno lanciato una petizione rivolta alla presidenza del Consiglio dei Ministri, nella quale chiedono maggiori garanzie fra cui l’annullamento totale delle imposte fino al 31.12.2020, estensione della cassa integrazione, credito d’Imposta del 100% sui dispositivi e precauzioni covid 19, e un adeguamento dell’aliquota IVA.
Al parrucchiere della via Atena, come per tanti altri, mai gli era capitato di rimanere chiusi così a lungo. Una vacanza forzata che rischia di creare enormi difficoltà, perché la sua categoria deve pensare alla sopravvivenza.