Il pentito Giuseppe Quaranta, testimonierà il prossimo 26 gennaio, davanti i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, al processo dell’unico imputato che non ha scelto il rito abbreviato ed è stato rinviato a giudizio, nell’ambito dell’inchiesta “Mosaico” sulla faida Favara e il Belgio ha provocato 5 morti e una decina di tentati omicidi. Sul banco degli imputati siede Carmelo Vardaro, 46 anni di Favara, difeso dall’avocato Salvatore Virgone. Il favarese è accusato di un omicidio, di due tentati omicidi, e di due estorsioni con metodo mafioso. In particolare, avrebbe cercato di vendicare l’omicidio dell’imprenditore Carmelo Bellavia.
La vedova di Emanuele Ferraro, una delle vittime della faida, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. La moglie del favarese, ucciso l’8 marzo del 2018, ha scelto di non rispondere alle domande del pubblico ministero della Dda, Alessia Sinatra, che l’aveva citata come testimone.
Vardaro avrebbe fatto parte del commando che ha freddato l’empedoclino Mario Jakelich, con un colpo di pistola in fronte, il 14 settembre del 2016 in Belgio, mentre la vittima designata il favarese Maurizio Di Stefano, colpito da alcuni proiettili, riuscì a salvarsi. Lo stesso Distefano ritenuto, il 23 maggio del 2017, scampò ad un secondo agguato nel garage di Carmelo Nicotra rimasto ferito da alcuni colpi di kalashnikov ai glutei. E avrebbe commesso i due fatti di sangue insieme a Calogero e Antonio Bellavia, mentre i fratelli Calogero ed Emanuele Ferraro, quest’ultimo a sua volta ucciso, avrebbero partecipato al solo agguato ai danni di Nicotra, e Di Stefano.