La Sicilia affronta un’emergenza idrica che ha portato alla progettazione di tre dissalatori a Gela, Trapani e Porto Empedocle. Sebbene presentato come soluzione temporanea, un’analisi approfondita solleva dubbi sulla reale natura dell’impianto di Porto Empedocle, in particolare in base al parere n. 104/2025 della Commissione Tecnica Specialisticaper le Autorizzazioni Ambientali della Regione Siciliana.
L’installazione dell’impianto “provvisorio” richiede un investimento di 12,3 milioni di euro, una cifra che suggerisce una possibile permanenza anziché una temporaneità.Critiche ambientaliste evidenziano che nessuna azienda investirebbe tanto per un’impianto destinato a breve durata. Tale dissonanza economica suggerisce che l’impianto potrebbe rimanere a Porto Empedocle in maniera stabile, con il trasferimento indicato come opzione formale mai effettivamente considerata. Gli ingegneri hanno optato per collegamenti costosi all’acquedotto esistente, nonostante l’area ASI sia già dotata di infrastrutture collegate alla rete idrica tramite condotte esistenti. L’approccio progettuale, orientato a soluzioni permanenti anziché rapide ed economiche, indica un’impiantistica destinata a operare per decenni, non solo per affrontare l’emergenza attuale.
La controversia è amplificata dal contesto territoriale che include progetti come il rigassificatore. Enel, disponibile ad ospitare il dissalatore, potrebbe svincolare l’area per altri sviluppi industriali.Questo scenario solleva interrogativi sulla trasparenza e sull’effettivo scopo di tali progetti, oltre che sulla possibilità di aggirare procedure autorizzative più rigorose.La Sicilia necessita di soluzioni idriche urgenti, ma la chiarezza sui piani e sugli impatti a lungo termine è cruciale per valutarne la sostenibilità. Inoltre, è in corso un ricorso al Tar Lazio per annullare un decreto che prolunga i lavori del rigassificatore, presentato dal Movimento per la Sostenibilità con il supporto di associazioni ambientaliste.
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