“A Lampedusa la situazione è particolarmente grave perché il depuratore sversa direttamente in mare senza un trattamento valido a soli 200 metri dalla Porta d’Europa, nell’area naturale protetta delle Pelagie. L’adeguamento dei lavori del vecchio impianto si è protratto per diverso tempo nell’incuria più totale del Comune, e della stessa Regione, creando un danno ambientale non indifferente per l’ecosistema dell’area naturale delle Pelagie”. A dirlo è stato il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, durante la sua audizione in videoconferenza, davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlate.
Sulla vicenda la Procura ha aperto un fascicolo inchiesta. “In questo procedimento sono indagati, a vario titolo, funzionari regionali, i sindaci che si sono succeduti nel tempo e i responsabili dell’Ufficio tecnico, nonché i direttori dei lavori delle imprese che si erano aggiudicati i lavori. Per questo procedimento siamo pronti alla conclusione indagini preliminari e in procinto di avviarci verso un giudizio”. Le indagini sul depuratore di Lampedusa, ha spiegato il capo della Procura agrigentina riguardano “le omissioni che si sono verificate tra la dismissione del vecchio impianto e il nuovo che, a mio avviso, non è entrato a pieno funzionamento”.