“L’infermità HCV ebbe un ruolo concausale determinante nel decesso”. A questa conclusione è arrivato il Ministero della Salute, con decreto dirigenziale del 2022, stabilendo , così, il risarcimento ai congiunti di una 46enne di San Biagio Platani. All’età di 7 anni sarebbe stata sottoposta a periodiche emotrafusioni sviluppando, nel 1979, epatite virale acuta che, nel seguito, veniva ricondotta ad avvenuta infezione da HCV. A causa della patologia ematologica di base la giovane richiedeva trattamento emotrasfusionale frequente ed alla fine degli anni ’90, tuttavia, emerse “epatopatia cronica HCV correlata”. Dopo svariati ricoveri e terapie, la donna il 12 gennaio 2018, all’età di 46 anni, è deceduta lasciando marito e due bambini in tenera età. Preso atto della documentazione posta a sostengo del ricorso proposto dagli avvocati Girolamo Rubino e Daniele Piazza e del parere reso dalla Commissione Medica Ospedaliera di Messina con cui è stata affermata la sussistenza del nesso causale tra l’infermità in vita post-trasfusionale, per la prolungata azione patogena dell’HCV, evolutasi fino alla cirrosi, ed il decesso, il ministero della salute ha accolto il ricorso proposto, riconoscendo i benefici richiesti dalla famiglia della donna.
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