I punti di vista sono spesso l’occasione per scontri che ci fan no credere sempre di essere nel giusto anche se vediamo le cose in maniera opposta a un altro. Si cita sempre l’esempio di uno che vede una salita e di un altro che si trova in cima e vede una discesa. Entrambi hanno ragione, cambia solo in punto di vista. E parafrasando questo esempio potremmo dire lo stesso per quanti stanno scendendo in questi giorni in Sicilia.
Il punto di vista di chi vive qui è quello di considerarli dei potenziali portatori di virus, che mettono a rischio tutta la popolazione e vanificano la quarantena che stiamo facendo. In fondo il focolaio dell’infezione comincia proprio quando una persona che s’infetta fuori, al suo rientro la trasmette a chi gli sta vicino.
L’altro punto di vista è quello di coloro che vivevano al Nord per studio, lavoro, per fare dei corsi o dei master. Senza l’impegno professionale o di studio, oltre a perdere il motivo per stare fuori di casa, hanno perso anche il reddito e in alcuni casi anche il vitto e l’alloggio che era legato allo svolgimento della loro attività. Per non parlare della gravissima probabilità di venire contagiati. Quindi, cosa vogliono, tornare a casa per risolvere il problema del vitto e dell’alloggio e per sentirsi al sicuro, protetti dal calore familiare.
Due punti di vista opposti, che probabilmente hanno entrambi ragione. E quindi?
Quindi bisogna trovare una soluzione che compenetri entrambe le esigenze. E questa deve avvenire combinando le intelligenze delle persone tutte, ovvero di chi viaggia e di chi risiede qui, ma controllate e coordinate dalle istituzioni.
Gli arrivi devono venire comunicati alle istituzioni.
Queste devono fare immediatamente dei controlli sulla temperatura e con i tamponi. Ma non possono lasciarli subito liberi. Chi arriva deve accettare a priori un periodo di quarantena da svolgere in una struttura “cuscinetto” o “filtro” appositamente creata dalle istituzioni. Al termine dei 14 giorni si ripetono i controlli e se tutto è a posto, allora potranno raggiungere i propri familiari e unirsi a loro. In caso diverso vanno bloccati, mandati sempre negli stessi centri di accoglienza, ma a questo punto denunciati per il perioclo creato, se non addirittura per l’eventuale contagio, com’è avvenuto a Sciacca.
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