– di Diego Acquisto
Si tratta del tema di un recente Convegno sui temi della sfida educativa promosso dalla diocesi che per offrire spunti di riflessione ai nostri catechisti, educatori di realtà giovanili ed oratori…ecc. ha invitato il direttore dell’Ufficio Regionale di Pastorale Giovanile dell’Emilia Romagna, don Giordano Goccini.
Un Convegno che ha registrato una notevole partecipazione di operatori pastorali di diversi Comuni dell’agrigentino; operatori impegnati sul difficile fronte della formazione delle nuove generazioni. Convegno che si è tenuto nel salone della Parrocchia della Madonna della Provvidenza, di fronte allo stadio “Esseneto” di Agrigento, con un’introduzione breve ed incisiva del nostro Pastore, cardinale don Franco Montenegro..
L’idea di fondo che, in estrema sintesi, ci è sembrato di cogliere nella relazione umanamente calda ed efficace di don Goccini, è
quella che, anzitutto, a monte di tutto, bisogna avere consapevolezza che l’epoca che stiamo vivendo non è solo un’epoca segnata da rapidi cambiamenti, perché in realtà si tratta di una cosa ben diversa; cioè, si tratta del cambiamento di un’epoca, con tutto quello che questo comporta.
Ed in questo senso l’opportuno richiamo del nostro Piano Pastorale Diocesano, che in qualche modo, nel tema “verso l’altra riva” sollecita chiaramente ad avanzare verso l’ignoto, mettendosi comunque alle spalle il passato, da cui non bisogna per nulla lasciarsi condizionare, pur apprezzandone la validità per i tempi che furono.
Perciò don Goccini ha tenuto a sottolineare con forza che il piano di salvezza di Dio, che inizia con la chiamata di Abramo verso l’ignoto, è sintetizzato in una sola parola….. “Vattene”….ed Abramo confidando unicamente in Dio inizia la sua avventura, lasciando tutte le sue sicurezze.
Oggi non è più tempo di programmi, ma di progetti. Nel programma tutto è ben chiaro e definito; nel progetto invece c’è
solo un’indicazione, una direzione di marcia, una traiettoria in cui si mettono in conto anche gli imprevisti, che però, a differenza di quanto avviene in una mentalità basata sui progetti, anziché un ostacolo si fanno diventare un’opportunità ed un’occasione di crescita.
Una “forma mentis” insomma totalmente diversa dal passato anche recente, quando, come è facile riscontrare, i nostri Piani Pastorali avevano un’impostazione che prescriveva per tutte le parrocchie modalità standard pressoché simili e tempi ben definiti per l’efficienza ed il raggiungimento di mete giudicate di notevole valenza formativa. E sappiamo bene quale intolleranza pure si alimentava in ambienti curiali sui dissensi che venivano alla luce.
Adesso guardando ai fatti, grida don Goccini, tutto appare rovesciato…l’ideologia del progresso si è rivelata un falso mito ed accompagnare verso l’altra riva deve significare valorizzare tutte le aumentate opportunità per soddisfare la crescente ansia di libertà, per un nuovo umanesimo che sfida la chiesa-comunità ad una nuova capacità di generare nella fede, nella logica dell’incarnazione-risurrezione.
Occorre perciò pensare la Comunità in un modo teologicamente diverso ed il processo educativo deve essere assunto da questo nuovo tipo di Comunità ecclesiale dal volto non arcigno ma accogliente; una Comunità che genera nella fede, man mano che sente pulsare e maturare la propria fede, guardando alle mete da raggiungere, con tempi e percorsi diversificati, in relazione alle particolari peculiarità di sensibilità delle diverse culture e dei differenti luoghi.
Se nel passato prevaleva l’esigenza del giusto… e oggi del buono, adesso la sensibilità comune appare sempre più proiettata verso il bello.
Ed un profeta dei nostri tempi, il card. Martini di felice memoria, non per nulla ha ripreso e rilanciato nella moderna spiritualità lo slogan di grande valenza spirituale e teologica: “La bellezza salverà il mondo”.
Un richiamo alla bellezza con cui don Giordano Goccini ha inteso rispondere ad alcune domande e problematiche poste da alcuni educatori presenti, nel dibattito che è seguito alla sua relazione.
Diego Acquisto