La Valle dei Templi e il riconoscimento UNESCO: la lectio magistralis di Mounir Bouchenaki
Giovedì scorso, al Teatro Pirandello di Agrigento, l’archeologo algerino Mounir Bouchenaki, 80 anni, ha raccontato la storia dell’iscrizione della Valle dei Templi nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. In una straordinaria lectio magistralis, che ha preceduto la consegna della cittadinanza onoraria da parte del sindaco Franco Miccichè, Bouchenaki ha offerto una panoramica unica sul valore storico e culturale del sito archeologico.
Nel suo intervento, l’archeologo ha sottolineato come Agrigento occupi un posto speciale tra i siti classici del mondo antico grazie alla conservazione delle strutture originali delle colonie greche, un fenomeno raro poiché molti siti sono stati trasformati nel corso dei secoli. “Fondata nel 582 a.C. – ha spiegato Bouchenaki – Agrigento si affermò rapidamente come una delle colonie più brillanti e prospere dell’Occidente ellenico.”
Bouchenaki ha spiegato i criteri utilizzati per registrare la Valle dei Templi come patrimonio dell’umanità. La fila di templi dorici, tra i più notevoli esempi di architettura greca, rappresenta un’importante testimonianza dello scambio di valori umani nel mondo mediterraneo. Agrigento-Akragas, con il suo stato di conservazione eccezionale, rimane uno dei siti meglio preservati del mondo antico.
L’archeologo ha inoltre ricordato una missione dell’ICOMOS nel 1997 che visitò Agrigento per valutare la candidatura del sito. Nonostante alcune preoccupazioni legate a costruzioni non autorizzate in alcune aree periferiche, le autorità accettarono di limitare l’iscrizione alle proprietà demaniali, istituendo una buffer zone attorno al sito principale.
Nel dicembre 1997, durante una riunione del Comitato del Patrimonio Mondiale a Napoli, Agrigento fu ufficialmente inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Bouchenaki ha concluso la sua lezione sottolineando l’importanza della Valle dei Templi, non solo come testimonianza dell’arte e della cultura greca classica, ma come un vero e proprio “museo a cielo aperto” che racconta una storia millenaria.