Questa nota viene pubblicata prima della proclamazione del Leone D’Oro e degli altri importanti premi della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Giunta alla 79esima edizione ma a 90 anni dalla prima del 1922, la Mostra, secondo molti, è un pelino inferiore alle ultimissime edizioni ma, a sommesso parere di chi scrive, ha programmato proiezioni di primissimo ordine, con film che, in Sala Grande, hanno raccolto applausi da record. Si sa, il pubblico dei festival è particolarmente ben disposto a esternazioni di questo tipo ma alcuni titoli sono davvero di grande, grandissimo, impatto. Gli italiani? Cosí cosí: il “solito” Gianni Amelio con un film sul caso Braibanti (IL SIGNORE DELLE FORMICHE) e altri titoli più deboli. Crialese ( L’IMMENSITÀ) con la mitica Penelope Cruz. Susanna Nicchiarelli, sempre originale, dopo Nico ed Eleanor Marx, ripropone un’importante figura femminile con il suo CHIARA. Alla Critica è puaciuto molto BONES AND ALL (Thimotee Chalamet protagonista assoluto sul tappeto rosso) di Guadagnino che si conferma Autore di livello internazionale. Meglio, ça va sans dire, la cinematografia estera che ha favorevolmente impressionato con WHITE NOISE di Baumbach, KHERS NIST di Jafar Panahi (giá Leone D’Oro nel 2000 con IL CERCHIO, imprigionato in Iran nel luglio di quest’anno). Interessante OLTRE IL MURO dell’iraniano Vahid Jalilvand, caratterizzato da una narrazione suadente dove il protagonista tenta di fuggire dalla realtà grazie ad una presenza femminile che diviene il rifugio e il suo mondo immaginario. Adesso, peró, i miei preferiti sui quali “punto” per i premi più significativi. Non può mancare il Giappone col per niente scontato LOVE LIFE: Koji Fukada parte da una tragedia famigliare per per un film delicato e intenso fin dalla locandina promozionale; tensioni e colpi di scena tra protagonisti che non riescono a comunicare, non sanno neanche guardarsi negli occhi. Interessante e coinvolgente emotivamente SAINT OMER della documentarista franco/senegalese Alice Diop alla sua prima opera di fiction: un caso di infanticidio, una scrittrice in attesa di un figlio che segue il processo, il riproporsi della tragedia di Medea (nella pellicola si vedono immagini del film di Pasolini con Callas) l’incontro di culture diverse in terra di Francia; un gran bel film. Ma i miei personalissimi favori per il Leone D’Oro 2022 vanno al sorprendente THE BANSHEES OF INISHERIN: il Regista Martin Mc Donagh mi aveva già impressionato con IN BRUGES (2008) e TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI (2017, due Oscar). Ambientato su un’isola irlandese nel 1923, il film narra di una non-amicizia con uno sviluppo narrativo stupendo che vira dal comico al quasi horror sfruttando una recitazione straordinaria dei due protagonisti ed una messa in scena che NON potrà lasciare indifferente la Giuria della Mostra. Anche in questo film, l’incomunicabilitá è il tema principale ma il Regista britannico lo porta alle conseguenze più grottesche in un’ambientazione di straordinario fascino e la guerra civile sullo sfondo, una lontananza che diviene metafora. Questo GLI SPIRITI DI INISHERIN è il mio favorito e, distribuito dalla Disney, dovrebbe arrivare sui nostri schermi il prossimo anno. A questo punto, aspettiamo i verdetti della Giuria presieduta dall’immarcescibile Julianne Moore, Giuria che vede tra i componenti Leonardo Di Costanzo (ARIAFERMA).
Antonio Barone – John Belushi
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