E anzitutto il riferimento è alla battuta dell’on. Pierluigi Bersani, già segretario del PD, che commentando i risultati del recente referendum costituzionale, ha, tra l’altro, detto: “Non si può mettere una camicia di forza ad una pentola a pressione”. Una battuta con cui ha voluto sinteticamente fotografare la situazione politica italiana, fornendo una chiave di lettura del risultato della consultazione referendaria sulla riforma della Costituzione, voluta da Matteo Renzi, suo successore nella guida del PD ed attuale Presidente del Consiglio dei Ministri.
Battuta a parte, vogliamo subito aggiungere che su tutto deve sempre prevalere il senso di responsabilità, specie quando si ricoprono cariche pubbliche, per la fiducia ricevuta dal popolo.
Ma andiamo al recente Referendum. Come è ormai a tutti noto, il risultato dice che l’Italia si è ritrovata omogeneamente unita sul NO. Una prevalenza del NO al Nord, al Centro ed al Sud d’Italia, isole comprese.
Prevalenza con punte di NO che spesso, in non poche città capoluogo, di provincia o di regione, hanno superato talvolta anche largamente il 60 per cento, sino magari a superare addirittura il 70, come a Palermo o ad Agrigento dove si è andato oltre.
Da parte nostra, siamo convinti che più che sul merito, – comunque largamente controverso anche da parte degli esperti, con posizioni anche aspre ed agli antipodi – la stragrande maggioranza del popolo ha colto l’occasione per dare un giudizio sulla politica italiana in generale, con particolare riferimento all’ultimo biennio.
Il corpo elettorale ha insomma espresso un giudizio largamente negativo sulla politica di governo, con una maggioranza del 59 per cento contro il 41 favorevole al SI.
Uno scarto così largo, e per giunta largamente omogeneo in quasi tutte le regioni, nessuno lo aveva pronosticato e pensato. Ed ecco l’immagine di Bersani della pentola a pressione e della camicia di forza, … per dire di un popolo che si sente angariato, pressato ed oppresso.
Un’immagine che va al di là dell’occasione-referendum, e che fa naturalmente pensare ad altre decisioni subite, a
talune forzature furbescamente praticate per limitare la sovranità popolare.
Ed è noto che la suprema Corte ha dichiarato incostituzionale la stessa legge elettorale con cui era stato eletto e risultava composto il Parlamento; lo stesso che pure ha pensato a maggioranza di riformare tanti punti qualificanti della Carta e pretendeva che il 4 dicembre u.s. il popolo desse il suo consenso.
Una pretesa decisamente respinta, a cui sicuramente fa riferimento con l’immagine della camicia di forza, l’on. Bersani.
Adesso chiusa questa parentesi referendaria, è il momento della responsabilità per il bene comune. Non solo per la legge di stabilità, ma anche per una buona legge elettorale, che deve tenere conto di quanto ha deciso la Corte Costituzionale e dell’esito del Referendum, che ha lasciato in vita il bicameralismo perfetto.
Personalmente ho apprezzato le parole del presidente RENZI, che anche se visibilmente amareggiato , si è mostrato assolutamente rispettoso della volontà popolare, anche con la decisione a farsi a parte !
Siamo sicuri che da buon politico, – senza fare “capricci” come ha scritto qualche politologo – si adopererà per la
rapida e migliore formulazione delle leggi di cui sopra: legge di stabilità e legge elettroale.
Le buone leggi si fanno in Parlamento e nel nostro attuale Parlamento nulla si può fare senza il PD. Ciò perché soprattutto alla Camera, è largamente maggioritario, avendo usufruito del premio di maggioranza previsto da quella legge, dichiarata incostituzionale, ma comunque in vigore al momento delle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013, con gli effetti che ha prodotto e che la Corte non ha annullato.
Diego ACQUISTO
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