Agrigento Capitale della Cultura: tra l’eco dei cartelli e lo scetticismo diffuso
La vicenda dei cartelli stradali ad Agrigento, con i clamorosi errori di ortografia che hanno fatto il giro del web, continua a lasciare strascichi. Non solo risate amare, ma anche una riflessione più profonda su come la città siciliana si stia preparando a rappresentare l’Italia come Capitale della Cultura 2025. Forse il Comune avrebbe dovuto considerare l’ipotesi di chiedere i danni d’immagine per un episodio che, al di là dell’immediato clamore, rischia di pesare sul prestigio dell’intero progetto.
Anche il giornalista Attilio Bolzoni ha commentato l’accaduto con una punta di sarcasmo: “Agrigento, Capitale della Cultura 2025. Cominciamo bene… Ma sono sicuro che non è finita qua”. Un’osservazione che ha acceso ulteriormente il dibattito sui social, dove i commenti si moltiplicano, spesso in un misto di ironia e amarezza.
Tra i tanti interventi, Lele Rici si limita a un laconico: “Caro Attilio… ne vedremo delle belle!”. Salvatore Castelli, invece, propone una provocazione: “Visto che verranno nell’agrigentino milioni di turisti stranieri, sarebbe giusto mettere anche la traduzione almeno in inglese, in arabo e in cinese.”
C’è chi, come Daniel Lunetta, va oltre, sottolineando un problema più strutturale: “Credo che questa scelta (decisa da non so chi) di farla Capitale della Cultura sia vissuta da quella città più come un peso che non come un’opportunità.”
Le critiche più aspre, tuttavia, non mancano. Pasquale Trobia osserva: “Ma non c’è un responsabile della comunicazione? Proprio non riusciamo a non farci ridere in faccia da tutto il mondo! Agrigento capitale dell’ignoranza.” Mentre Michele Pecorella taglia corto: “Dal dirigente all’operaio, quanta ignoranza.”
L’ironia non risparmia neanche i riferimenti culturali: Mimmo Bruno, con tono sarcastico, immagina il prossimo passo: “Faranno pure la biblioteca Dell’Utri.”
Il dibattito, acceso e in parte divisivo, fotografa una realtà complessa. Da un lato c’è l’entusiasmo per un titolo che potrebbe rappresentare una svolta per il territorio, dall’altro lo scetticismo, alimentato da episodi che mettono a nudo lacune organizzative e comunicative. La sfida, ormai evidente, non è solo quella di affrontare le difficoltà pratiche, ma di vincere anche una battaglia culturale interna, convincendo i più critici che Agrigento può davvero aspirare a essere il simbolo della cultura italiana nel 2025.
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