Torna libero Giuseppe D’Andrea, 49 anni, di Agrigento, assistente capo della polizia in servizio al Commissariato di Canicattì, finito ai domiciliari, lo scorso 2 febbraio, nell’ambito dell’operazione “Xydi”, condotta dai carabinieri del Ros, con il coordinamento dei magistrati della Dda di Palermo, con le accuse di accesso abusivo al sistema informatico, e rivelazioni di segreto di ufficio.
Lo hanno deciso i giudici del Tribunale del Riesame di Palermo, in accoglimento del ricorso presentato dai legali difensori, gli avvocati Daniela Posante e Antonella Arcieri. Al 49enne è stata sostituita la misura cautelare: gli arresti domiciliari con l’obbligo di dimora nel comune di residenza.
D’Andrea avrebbe fatto degli accessi, non autorizzati, alla banca dati delle forze dell’ordine, per acquisire notizie relative ad una licenza commerciale, e alla posizione di un imprenditore, poi, trasmesse – secondo l’accusa – all’avvocato Angela Porcello, al compagno canicattinese Giancarlo Buggea, e al mafioso Gregorio Lombardo
Sempre il Tribunale del Riesame ha rigettato il ricorso del capomafia canicattinese Calogero Di Caro, 74 anni, ritenuto a capo del mandamento di Canicattì, e di Pietro Fazio, 48 anni, di Canicattì, presunto affiliato della “Stidda”. I due restano in carcere.