C’è anche un agrigentino, fra i destinatari delle otto misure cautelari (due in carcere e gli altri ai domiciliari) emesse dal Gip del Tribunale di Caltagirone, su richiesta della Procura della Repubblica, su un presunto gruppo criminale che sfruttava la prostituzione di giovane donne, e transessuali, prevalentemente straniere. I reati contestati agli indagati sono: associazione a delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
L’operazione, denominata ‘Sex indoor’, effettuata dai poliziotti del Commissariato di Caltagirone, e dalle Squadre Mobili di Catania e di Agrigento, ha portato anche alla chiusura di 4 case di appuntamento, in cui si esercitava la prostituzione, e bloccato un “giro d’affari” illegale stimato dagli investigatori in circa 130 mila euro l’anno. Secondo l’accusa il gruppo avrebbe avuto ramificazioni anche in altre regioni italiane.
L’agrigentino – secondo l’accusa – aveva il compito di reclutare prostitute, ed introdurle nel florido mercato Calatino. I quattro immobili sono di proprietà dei due fratelli, che sarebbero i promotori dell’associazione. L’attività di indagine ha evidenziato, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, la presenza nel territorio Calatino di una vera e propria organizzazione, stabile, e con specifica ripartizione dei ruoli, in grado di reclutare donne e transessuali da destinare al mercato della prostituzione.
Ed è proprio grazie all’attività investigativa è stato possibile visionare il via vai di clienti dalle 4 abitazioni e gli spostamenti delle donne reclutate. Nei confronti di alcuni degli arrestati sono emersi ulteriori indizi di reato concernenti la cessione di sostanze stupefacenti alle stesse meretrici, nonché l’abituale commissione di attività di natura illecita quali l’artigianale fabbricazione di armi, riciclaggio di denaro e truffe ai danni di compagnie telefoniche e assicurative.