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Home » L’angolo di don Diego » Arcidiocesi: a margine degli avvicendamenti  pastorali, una nuova ipotesi.

Arcidiocesi: a margine degli avvicendamenti  pastorali, una nuova ipotesi.

Valentina Alaimo Di Diego Acquisto
7 Settembre 2023
in L’angolo di don Diego
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Sì, una nuova ipotesi forse pastoralmente utile anche in terra agrigentina  per il prossimo futuro. Questo vogliamo dirlo proprio adesso, a margine dei recenti avvicendamenti  ormai decisi dall’Arcivescovo don Alessandro Damiano per il nuovo anno pastorale 2023-2024. Avvicendamenti  quest’anno pubblicati in  due distinti decreti, il primo all’inizio di luglio  ed il secondo  sul finire di agosto.

 In tutto  poco più di una decina, dei quali uno dei più significativi quello dell’avvicendamento nell’arcipretura di Favara ed un altro  che – a nostro giudizio –  è quello che  riguarda la nomina di un unico Parroco –arciprete per due Comuni diversi, Burgio e Villafranca Sicula.

Precisamente si tratta di Don Davide La Corte  che mantenendo il servizio di parroco dell’U.P. Sant’Antonio Abate – B.M.V. del Carmelo di Burgio, è stato anche adesso nominatoparroco della parrocchia B.M.V. della Catena di Villafranca Sicula.

Sì, parroco- arciprete, per come si è sempre usato dire, ed ancora si usa, anche in questi piccoli paesi, dove ogni comune è formato anche    solo  da due o tremila abitanti…  ….

Sugli avvicendamenti in generale, anzitutto dobbiamo rilevare che,  sicuramente è venuto da osservare da parte di non pochi, che  siamo ben lontani da quanto è avvenuto in genere, nel decennio pastorale 2010-2020 con l’arcivescovo  Card. don Franco Montenegro; quando nell’insieme, il numero degli avvicendamenti  era decisamente superiore,  quasi sempre da trenta a quaranta, con tutti i problemi connessi,  che comunque, anche se talvolta gradualmente e con una certa difficoltà, venivano comunque,  superati. Mai comunque, sino ad ora,  era  avvenuta una  fusione pastorale di due Comuni diversi, -anche se geograficamente non molto distanti-, assegnati alla cura pastorale di un unico Parroco-arciprete.

 Una soluzione questa che, per gli ovvi motivi che tutti comprendiamo, legata cioè alla diminuzione dei presbiteri,  forse  o sicuramente dovrà adottarsi negli anni-avvenire.

Ed ecco allora l’ipotesi che si prospetta per il prossimo futuro, come viene da pensare   leggendo  qualche rivista di pastorale.

L’ipotesi  è quella di una maggiore valorizzazione del diaconato nella sua forma stabile o permanente.

E riportando quasi alla lettera quanto leggo si sottolinea anzitutto che il diaconato non è in sostituzione del presbitero e pertanto non supplisce a nessuno. Perché Presbiterato e diaconato sono due ministeri ordinati completamente diversi per vocazione e ministero, che  tuttavia condividono il sacerdozio col Vescovo che del sacramento dell’Ordine ha la pienezza: condividono  con compiti diversi.

Si tiene cioè oggi  a sottolineare da parte di esperti, che il ministero del diacono, voluto come sacramento dal Signore, ha pure  il compito di ricordare al Vescovo e al Presbitero,  che sono a servizio di una Chiesa e non viceversa; il diaconato è cioè un ministero liquido che si adatta a tutte le situazioni in cui il diacono – sposato o no – è inviato dal vescovo . Il suo compito è di rendere presente il Signore che si è fatto servo; che è venuto per servire, che sta in mezzo a noi come colui che serve, ed il diacono lo fa partecipando pienamente dei Tria Munera che sono propri del Vescovo ossia il compito dell’annuncio ( Munus Docendi LG 25), della liturgia ( Munus Sanctificandi LG 26) e della guida ( Munus Regendi LG 27).

Il diacono perciò – (si vuole  dire, specie nell’attuale contesto) –  è in grado di guidare una parrocchia rimasta senza presbitero; servire una parrocchia non come sostituto del presbitero, ma con il ministero che gli è proprio, declericalizzando, specie se sposato,  non  poco tutta la struttura parrocchiale, trasformandola in una diaconia.

E nelle Linee-guida pubblicate dalla Cei sul Cammino sinodale si evidenzia che “va approfondita» questa “possibilità”, specie per “l’amministrazione di parrocchie prive di parroco residente”.

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