“Rimettiamo il mandato nelle mani di chi, due anni fa, ci ha eletto all’unanimità”. Lo ha dichiarato Settimio Cantone, presidente (?) di Aica, a margine di una conferenza dell’assemblea dei sindaci convocata questa mattina nella sede dell’azienda che si occupa della distribuzione idrica in numerosi comuni della provincia di Agrigento. Il CdA non si è dimesso formalmente, ma si è rimesso alla volontà dei sindaci perché decidano sul da farsi. Una decisione scaturita dallo spettro che aleggia di un commissariamento, tra l’altro invocato anche dallo stesso Consiglio di Amministrazione.
La “patata bollente” adesso passa all’assemblea dei sindaci che dovrà decidere se accogliere o meno il passo indietro del Consiglio di amministrazione. L’ipotesi probabile è quella appunto di un commissariamento ma non è l’unica. Tra le altre c’è una revisione parziale del Cda, che veda le dimissioni del solo presidente Cantone. La situazione attuale di Aica non è delle più facili. A cominciare dai debiti: negli scorsi giorni Siciliacque ha pignorato oltre 2 milioni di euroall’azienda, rivalendosi direttamente sui Comuni della provincia.
Il debito ammonta ad oggi a quasi 20 milioni di euro. Lo scorso mese i sindaci hanno dato il via libera all’adeguamento delle tariffe idriche con un aumento delle bollette del 5,40%. Infine su Aica si è abbattuta l’inchiesta giudiziaria su appalti e mazzette e, in particolare, sul rifacimento della rete idrica di Agrigento cui Aica è stazione appaltante. Nelle scorse settimane i poliziotti della Squadra mobile si sono presentati nella sede dell’azienda e hanno acquisito una corposa documentazione. Leggi anche: Un disastro annunciato

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