È iniziato il conto alla rovescia per conoscere chi sarà la Città Capitale Italiana della Cultura per il 2025.
Lo scorso gennaio una commissione di sette esperti di chiara fama nella gestione dei beni culturali, ha individuato i 10 progetti finalisti presentati da Agrigento, Aosta, Assisi (Perugia), Asti, Bagnoregio (Viterbo), Monte Sant’Angelo (Foggia), Orvieto (Terni), Pescina (L’Aquila), Roccasecca (Frosinone) e Spoleto (Perugia). Adesso tocca alla delegazione agrigentina, guidata dal Sindaco Franco Miccichè, illustrare alla Giuria, il prossimo 21 marzo a Roma, nella sede centrale del Ministero della Cultura, il dossier “Il sé, l’altro e la natura. Relazioni e trasformazioni culturali”. Il progetto, ricordiamo, è stato redatto da MeNo (Memorie e Nuove Opere), l’associazione che ha contribuito al successo di Manifesta 12 e Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018, presieduta da Roberto Albergoni che, in esclusiva, ha risposto alle nostre domande:
Quali sono i principali elementi progettuali che qualificano Agrigento come candidata affidabile e credibile?
“Riguardano la storia della Città, il suo patrimonio storico e culturale, da Empedocle a Pirandello, Sciascia e Camilleri. Abbiamo, inoltre, individuato un tema che riguarda la relazione tra gli esseri umani e tra gli esseri umani e la natura. Si tratta di una indagine dal punto di vista artistico e culturale volta a dare delle indicazioni sotto il profilo delle trasformazioni che sono oggi in atto e che riguardano sia la dimensione digitale, sia la transizione ecologica. E quindi anche il rapporto con la natura. Il contributo che la cultura può dare a questo tipo di sfide che riguardano il mondo intero è proprio quello di offrire delle visioni e delle possibilità di cambiamento di rotta”.
Sono state apportate modifiche al dossier in vista dell’audizione?
“Abbiamo continuato a seguire il percorso che è stato tracciato nel dossier di candidatura. Tutte le attività successive, anche di partecipazione e di raccordo con il territorio, di individuazione di strumenti di governance e finanziari per la sostenibilità del progetto, hanno seguito quel percorso. Dovremo, durante l’audizione, spiegare meglio il dossier e dimostrare che, oltre al progetto, la Città ha continuato a mobilitarsi in quelle direzioni”.
Agrigento avrà a disposizione un’ora di tempo per spiegare il dossier. Come pensa di gestire l’audizione?
“Nella prima parte sarà il sindaco a spiegare le ragioni politiche della candidatura. Seguiranno interventi molto brevi della durata di 3 minuti circa, per cercare, in pillole, di raccontare delle storie del territorio. La seconda parte sarà oggetto di domande da parte della commissione sui temi legati alla governance e al budget”
Il budget è sostenibile?
“Non si faranno solo delle ipotesi ma spiegheremo con quali meccanismi si arriva a quell’ipotesi. Dimostreremo la capacità del Comune di Agrigento di sostenere il progetto con 3 milioni e mezzo di euro, tramite il ricorso alla tassa di soggiorno, indicando, non l’intera entrata della tassa, ma delle percentuali sugli importi ad oggi già realizzati con la stessa. Questi dati sono stati deliberati dalla giunta Comunale e quindi hanno una loro concretezza”.
Acqua, Aria, Terra e Fuoco. Qual è a suo avviso l’elemento trainante del progetto?
“Sono tutti trainanti. Presumo che i progetti artistici che rientrano nella categoria del Fuoco possono avere, nell’immediato, un impatto più forte. Sono progetti che riguardano anche la capacità nel generare nuove visioni. La forza dei 4 Elementi sta nella loro mescolanza e nella capacità di integrazione tra i diversi ambiti”.
Il Fuoco come metafora della comunità che vive, un richiamo all’impegno della società civile?
“ Sarebbe un fallimento se il progetto non fosse costruito insieme alla comunità e quindi vissuto dalla comunità come proprio. È un aspetto indispensabile per la sua sostenibilità nel tempo. Anche nel dossier precisiamo che non costruiamo eventi culturali per attrarre turisti, ma progettiamo un programma ampio per la comunità. La crescita della comunità, anche attraverso le relazioni con gli artisti internazionali, aumenta l’attrattiva del luogo”.
L’elemento Acqua permette di indagare il tema delle migrazioni, dell’accoglienza, dell’inclusione….
“Credo ci sia la necessità di guardare al tema delle migrazioni staccandosi dalla questione della gestione degli sbarchi o dalle politiche da adottare, oggi, per la gestione di questo fenomeno. È un fatto strutturale con il quale il mondo deve fare i conti. È un fenomeno che incide sulle relazioni tra i cittadini, nelle proprie comunità e nella trasformazione di queste comunità. Chiunque di noi abbia avuto figli in una classe in cui sono stati presenti bambini provenienti da altri Paesi, si è già confrontato con tutto questo. Le comunità devono essere preparate a gestire il fenomeno interculturale, perchè non è soltanto legato ai migranti disperati che arrivano sui barconi rischiando la vita. Cerchiamo di dare una visione più ampia del fenomeno nella convinzione che, al di la del tema politico, abbiamo il dovere di allungare la mano nel gesto di accogliere l’altro”.
C’è una città tra le finaliste che teme più delle altre?
“Le temo tutte(sorride). In particolare le città umbre: Assisi, Spoleto e Orvieto. Non c’è mai stata una città umbra capitale della cultura. Le città finaliste sono tutte patrimonio culturale, ricche di storia e di forte identità. È giusto essere ottimisti, perchè abbiamo un progetto credibile e Agrigento ha la forza per aspirare al titolo, ma la competizione è sempre fortissima”.
Si dichiara ottimista?
“Abbiamo fatto tutti un buon lavoro. La candidatura è forte e credibile. Io vado a Roma il 20 marzo insieme alla delegazione per portare a casa il risultato e fare in modo che questa opportunità diventi realmente una occasione di sviluppo, di cambiamento, di arricchimento e di acquisizione di orgoglio”.
Albergoni, mi permetta un’ultima domanda: cos’è il sentimento di orgoglio per un territorio?
“L’orgoglio è il piacere di ospitare qualcuno che viene da fuori e fargli scoprire le bellezze della propria città, della storia del proprio territorio, evidenziando le mancanze o le bruttezze in una logica di trasformazione e di desiderio di cambiare le cose. Orgoglio è inoltre la voglia dei nostri giovani, che giustamente vanno fuori a studiare, di poter ritornare e fare della attività nel loro territorio e per il loro territorio. Orgoglio, infine, è il senso di appartenenza ad una comunità che rimane aperta con il desiderio di mescolarsi e di condividere la propria ricchezza con gli altri”.
Luigi Mula (intervista tratta da La Sicilia di giorno 11 marzo 2023)
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