Agrigento accende il motore, si spegne, poi riparte: vittoria sofferta ma meritata contro Fidenza (83-75)
Un avvio da schiacciasassi, una frenata brusca nel secondo quarto, un terzo periodo di cuore e un finale da cardiopalma. La Fortitudo Agrigento vince 83-75 contro Fidenza al PalaMoncada, ma lo fa passando da momenti di dominio assoluto ad altri di totale smarrimento. Una gara dai due volti, che ha messo in luce pregi e difetti della squadra di Daniele Quilici, capace di costruire anche un +19 nel primo quarto per poi rischiare di gettare tutto al vento.
Si parte con il quintetto che convince: Romeo, Scarponi, Morici, Chiarastella e Martini. È proprio quest’ultimo a dettare il ritmo, aprendo con un libero e siglando tutti i primi cinque punti dell’incontro. È un Martini battagliero, che combatte sotto canestro contro i lunghi avversari e dà il via a un parziale devastante: 9-0 dopo tre minuti. Fidenza trova i primi punti solo grazie a un’azione da tre di Valsecchi, ma Agrigento è padrona del campo. Morici veste i panni del play aggiunto con intelligenza e autorità, mentre Chiarastella mette anche la tripla del +19. Dopo sette minuti di gioco, il tabellone segna 19-3: dominio assoluto.
Ma i primi segnali di discontinuità arrivano con le rotazioni: Piccone e Peterson portano disordine. L’attacco si spegne, la difesa si rilassa. Nonostante un 3/4 da tre punti e un solido 5/12 da due, Agrigento si complica la vita. Fidenza invece è irriconoscibile: 1/7 da tre, 2/20 da due. Il primo quarto si chiude sul 25-8, ma l’inerzia inizia a cambiare.
Nel secondo periodo i problemi esplodono. Le giocate sbagliate di Piccone e Peterson aprono la porta alla rimonta degli ospiti. Quilici prova a contenere l’emorragia inserendo Caiazza e richiamando Martini. Sul 32-19 Agrigento sembra aver perso la grinta iniziale. Fidenza cresce, gioca meglio e con più ordine, mentre la Fortitudo si disunisce. Morici rientra, ma è gravato di falli. Galli, con una tripla, porta Fidenza fino al -9. A 1:23 dalla fine del primo tempo, Bizzozi chiama timeout sul 38-29. Il secondo quarto finisce con un parziale di 13-23 per gli ospiti: si va al riposo lungo con il punteggio di 38-31.
I numeri fotografano bene la situazione: Agrigento tira con un misero 7/22 da due punti, ma si mantiene viva con il 4/7 dall’arco e con l’ottima percentuale ai liberi (12/14 contro il 3/3 di Fidenza). A rimbalzo domina con 26 carambole contro 13 (17 difensivi e 9 offensivi), ma la concentrazione è tutta da ritrovare.
Nel terzo quarto Quilici si affida di nuovo al quintetto di partenza. È la scelta giusta. La partita torna in equilibrio nei primi minuti, ma al 24° arriva il pareggio: 42-42. Il pubblico trattiene il fiato. Il match entra nella fase del punto a punto, ma proprio quando serve una scossa, ecco che Agrigento reagisce con un break di 9-0 che vale il nuovo +11. Anche Peterson, dopo un primo tempo da dimenticare, ruba un pallone prezioso che riaccende la squadra. Piccone, invece, continua a sembrare fuori dagli schemi, spaesato, lontano dal giocatore brillante ammirato nella scorsa stagione.
Il terzo quarto si chiude sul 57-46. Nell’ultimo periodo si rivede Piccone con 4 punti in fila, mentre un quintetto inedito con Morici da portatore di palla, Scarponi e Piccone sugli esterni, Martini e Disibio sotto canestro, consente di allungare. Proprio Disibio segna la tripla del +16, massimo vantaggio della ripresa. Fidenza sembra in riserva, mentre Agrigento controlla bene il cronometro.
Ma quando tutto sembra finito, torna la distrazione. Un blackout collettivo, tre palle perse e sette punti regalati. Quilici chiama timeout sul 77-66. Fidenza non molla: tripla di Valsecchi, 78-72 a un minuto dalla sirena. Gli ospiti giocano la carta del fallo sistematico per limitare il passivo, ma Agrigento tiene. La partita si chiude sull’83-75. Tanti rimpianti per aver rischiato nel finale, ma anche la soddisfazione di aver gestito un finale complesso.
Una vittoria che dà fiducia, ma che lascia anche qualche interrogativo. Questa squadra ha talento e personalità, ma ha bisogno di continuità. I blackout rischiano di compromettere gare alla portata. Quilici lo sa. E da lunedì si lavorerà per trasformare questi due punti in una nuova base solida su cui costruire.: Quattrocento volte Chiarastella
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