L’area industriale di Aragona e Favara è stata individuata come Zona Economica Speciale della Sicilia Occidentale insieme ad altre della provincia di Agrigento che hanno sede nei comuni di Licata, Palma di Montechiaro, Ravanusa e Porto Empedocle. In questo modo una parte considerevole del territorio provinciale è diventato luogo di elezione d’investimento, con agevolazioni fiscali e parafiscali, crediti d’imposta, agevolazioni finanziarie, dando opportunità di espansione alle imprese esistenti insediate e occasione di localizzazione per le nuove, provenienti anche da altri territori.
Le ZES possono diventare, in ragione della presenza diffusa in tutto il territorio nazionale, in quello europeo e nei paesi rivieraschi del nord Africa e dei paesi arabi, un tessuto produttivo interconnesso che trova nei porti e nelle vie del mare i canali di comunicazione per una rinnovata opportunità di fare del Mediterraneo una zona di libero scambio, di nascita di un mercato unico e di pace.
I comuni della provincia di Agrigento (Aragona – Favara – Licata – Porto Empedocle e Ravanusa), interessati da due porti (Licata e Porto Empedocle) e dalla vicinanza delle aree interne alle Strade Statali 640 (Porto Empedocle – Caltanissetta) e 189 (Agrigento – Palermo) e agli scali ferroviari di Agrigento Bassa e Aragona Caldare (nodo di scambio in direzione Palermo e Catania), sono nelle condizioni di creare una rete territoriale con una popolazione di circa 150.000 abitanti idonea a competere, con altre realtà produttive della Sicilia, e mostrare la forza di saper costruire una rete di servizi pubblici locali e collettivi sufficienti a superare marginalità e sottosviluppo.
La realtà provinciale agrigentina che si ha davanti, per il momento, è fatta di un vuoto che aspetta di essere colmato. E in agguato il rischio che gli spiriti individuali del mercato delle imprese, da un lato, e l’assenza di una visione politica, si può dire di tipo metropolitano, provinciale, di un sentire comune del territorio agrigentino, dall’altro, possano determinare l’ennesimo risultato di una occasione mancata, quale è la politica di coesione territoriale avviata con le ZES.
L’emblema è dato da ciò che sta succedendo nell’area industriale Aragona – Favara dove, su otto iniziative di espansione imprenditoriale, tutte e otto riguardano il settore dei rifiuti, un mercato protetto nell’ambito di una domanda prevalentemente pubblica, regolata dal sistema della tariffa. Una di queste ha avuto già l’autorizzazione unica ambientale per il raddoppio della produttività di trattamento di rifiuti pericolosi, il suo avvio non ha avuto inizio solo perché subordinato al trasferimento della scuola professionale adiacente. Mentre una nuova iniziativa, in sé, pur condivisibile, la si vuole insediare in area agricola di Aragona, assorbendo, per dimensione territoriale, tutta la capacità espansiva della zona industriale, prevista dalla legge regionale di riforma dell’Irsap. L’impiantistica che si vuole creare non è a servizio del territorio di ambito, poiché esistono già impianti capaci di soddisfarne i bisogni, questa è servente di tutta la Sicilia e contraddice lo spirito del Piano Regionale dei Rifiuti che privilegia la nascita equilibrata d’impianti sufficienti per ciascun
tipo di rifiuto in tutti territori provinciali.
Il rischio vero è che, assegnando di fatto a quest’area una vocazione produttiva prevalentemente legata allo smaltimento dei rifiuti, in un contesto ambientale delicato, per la presenza di abitati a meno di tre chilometri, dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento a due chilometri, di una discarica da bonificare a centinaia di metri e di un depuratore la cui capacità di funzionamento della portata è da dimostrare, si comprometta l’ambiente naturale e il tessuto economico che già opera e agisce in altre attività trainanti: alimentari, lavorazione del legno e dei metalli, distribuzione all’ingrosso, costruzioni, ecc… Il conflitto tra gli stessi operatori economici è dietro l’angolo, specie per quanti dovranno subire le conseguenze ambientali e giuridiche d’impianti, la cui normativa è restrittiva e rigorosa per chi s’insedia, ma è altrettanto penalizzante e dolorosa per chi dovrà sopportarne la vicinanza. Quanto accaduto con l’istituzione scolastica ne è un emblema:
è micidiale contrapporre la conoscenza, la formazione e lo studio con lo sviluppo d’impresa.
Si pensi, poi, alla contrapposizione con la comunità dei cittadini di Aragona che, nel silenzio più assoluto del Sindaco, in cinque anni di avvio dell’iniziativa, trova e troverà motivi di rabbia e di risentimento perché chiamata a subire le conseguenze inevitabili nascenti da scelte non democraticamente stabilite e non sostenute da informazione e conoscenza sulle ricadute ambientali
Il vuoto decisionale delle istituzioni della politica agrigentina sulla ZES o, per meglio dire, sulle ZES della Sicilia occidentale, potrebbe essere di per sé una decisione. Sembrerebbe l’adesione ad una società non-
società, come ricordava Sciascia, rispetto ad una collettività organizzata, a una comunità, che premia razionalità, merito e saper fare secondo un comune spirito di solidarietà.
Si apra una contrattazione negoziata su base provinciale tra tutti gli attori politici, economici e sociali sul futuro del territorio agrigentino e la ZES della Sicilia Occidentale, Aragona- Favara, è un’occasione
privilegiata da non perdere.
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