Il sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, è in carcere, da questa mattina, nell’ambito dell’inchiesta denominata “Montagna”. Deve rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa e, secondo il gip di Palermo Filippo Serio che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, si tratterebbe di un sindaco al servizio di Cosa Nostra. Già nel 2014, i carabinieri accertano che ci sono rapporti molto frequenti fra lo stesso Sabella e i mafiosi della famiglia di San Biagio Platani, quando l’allora candidato discute e concorda con Giuseppe Nugara, Raffaele La Rosa e Vincenzo Cipolla le candidature da presentare sia nella lista che sostiene Sabella sia in quelle degli avversari.
Gli inquirenti registrano molti incontri durante i quali Sabella assicura, una volta eletto, agevolazioni alle famiglie mafiose, come nel caso dei lavori aggiudicati alla Comil di Favara una ditta “costretta” ad assumere una ventina di operai di San Biagio Platani in cambio dell’appalto. Ma i rapporti fra il primo cittadino e i mafiosi locali riguardano anche i controlli delle forze dell’ordine.
L’operazione “Montagna” ha portato in cella oltre 50 tra boss e gregari della mafia di Agrigento. Secondo i sostituti procuratori della Dda di Palermo Ferrara, Camilleri e Sinatra coordinati dall’aggiunto Paolo Guido, principalmente la mafia agrigentina cercava di piazzare i propri uomini nelle amministrazioni locali per meglio puntare all’assegnazione di appalti pubblici. Le indagini, durate oltre due anni del reparto operativo dei carabinieri di Agrigento hanno accertato l’infiltrazione mafiosa anche in un altro comune della provincia, Cammarata, dove una consigliera comunale d’opposizione – sempre secondo gli inquirenti – sarebbe stata eletta con i voti delle famiglie.
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