
Un parroco anziano, dal temperamento forte, con ancora tanta grinta e volontà di lavorare. Si tratta di don Angelo Butera con 56 anni di servizio presbiterale alle spalle, prima come vicario parrocchiale e poi come parroco, sempre nella zona pastorale e vicariato che prima si chiamava di Favara, ma che da qualche anno con l’aggiunta di altri paesi come S. Elisabetta, Raffadali e Ioppolo Giancaxio, si chiama di Aragona, città al centro della zona pastorale del Vicariato.
Don Angelo Butera, nato in Aragona il 22-4-1940, ha collaborato in tutti gli anni del suo presbiterato con ben cinque Vescovi, compreso l’attuale S.E. Mons. Alessandro Damiano. Ha iniziato con S.E. Mons. Giuseppe Petralia, che lo ha anche ordinato presbitero il 3 luglio 1966, ed, a seguire nel 1980, con S.E. Mons. Luigi Bommarito, sino al 1988; poi dal dicembre 1988 con S. E. Mons. Carmelo Ferraro, con don Franco Montenegro dal maggio 2008 sino al 22 maggio 2021, quando, contestualmente, ha iniziato il suo servizio l’attuale Pastore agrigentino, S.E. Mons. Alessandro Damiano.
Recentemente don Angelo Butera – sul finire del 2020 e quindi non molto tempo fa – è balzato all’attenzione della cronaca – (e non solo sulle pagine di cronaca locale di tutti i giornali)- ma anche su TV-Sicilia e ad altri giornali, e perfino sul periodico internazionale , per il suono delle campane, ” La luce di Maria”, (giornale cattolico con decine di migliia di lettori al giorno) , che sul problema del suono delle campane, significativamente titolava “ “Fate zittire le campane!”, ma don Angelo non si lascia intimorire”. Un titolo che dice tutto.
Ma vediamo alcuni tratti essenziali della sua vita. Inizialmente, dopo la sua ordinazione, don Angelo Butera ha svolto il suo servizio per un lungo periodo, a Favara, come vicario parrocchiale nella Chiesa Madre con il compianto Mons. Giuseppe Minnella, e poi con il suo successore Mons. Calogero Gariboli. Per passare poi, (dopo aver ripetutamente pregato il Vescovo Mons. Petralia di non procedere, a causa dei suoi problemi strettamente familiari, alla nomina di parroco nell’impegnativa parrocchia BMV del Carmelo di Favara che si era resa vacante; e quindi su richiesta dell’arciprete di Aragona mons. Terranova, accettava invece dal Vescovo Petralia la nomina di parroco nella zona di Caldare di Aragona, Parrocchia SS. Cuore di Gesù, che allora operava in locali improvvisati.
E perciò, nella sua Aragona, subito don Angelo incomincia a darsi da fare, presso la Curia e soprattutto presso gli Uffici Regionali, per costruire “ab imis” l’attuale Chiesa; non solo poi arredandola subito di tutto il necessario, ma pure affrontando, contestualmente, durante i lavori di costruzione, anche non poche difficoltà di carattere legale, per tutelare i diritti della Chiesa sulla parte del terreno circostante e giuridicamente spettante all’ente-parrocchia.
Un tratto questo, che, sin da allora, caratterizza subito il temperamento deciso ed inflessibile di don Angelo, impossibile da piegare a compromessi di alcun genere, quando, trovandosi nella veste giuridica di legale rappresentante, in gioco c’è la verità e la giustizia, con i connessi diritti di un ente ecclesiale, che è a servizio del bene comune
A seguire poi il servizio a Caldare, dopo la morte del Parroco don Stefano Terrasi nel marzo 1998, passa a servire la Parrocchia di S. Giuseppe Artigiano di Aragona.
Durante il funerale di don Terrasi, chi scrive, allora nella qualità di Vicario Foraneo, ha preso la parola e trovo, tra i miei appunti, il testo del mio intervento, con questa testimonianza: “Questa comunità parrocchiale di S. Giuseppe artigiano, nell’articolazione dei suoi Gruppi, nella vivacità dei suoi giovani, dei suoi Catechisti, nella ricchezza di tutte le sue energie, costituisce l’eredità più preziosa di don Stefano Terrasi, il cui servizio sacerdotale, fedelmente prestato, per tanti anni, giorno dopo giorno nella ordinarietà del ministero, è stato strumento di cui Dio si è servito per realizzare il suo progetto di salvezza, in questa porzione di Chiesa Agrigentina”.
Una Comunità parrocchiale quindi abbastanza impegnativa, per la quale don Stefano aveva fatto quello che aveva potuto, alla sua età e in rapporto al suo stato di salute, facendo già molto per portare a compimento la pratica della costruzione della chiesa materiale, nella sua struttura muraria essenziale.
Ed per prendere le redini di questa già vivace ed impegnativa Comunità, il Vescovo Mons. Ferraroha pensato proprio a don Angelo Butera, che non solo ha subito assicurato, con zelo ed impegno non comune, il servizio di cui la Parrocchia aveva bisogno nella continuità col predecessore, ma anzi lo ha incrementato, tenendo conto della mutata sensibilità dei tempi. Non solo ! anche della qualità dell’evangelizzazione, secondo le pressanti direttive anche di carattere curiale.
Inoltre, arricchendo, non solo l’arredamento parrocchiale con nuovi banchi, ma anche rinnovando ed abbellendo, con tanti altri accorgimenti appropriati, tutta la struttura materiale. E della continua ed attenta manutenzione, della Chiesa parrocchiale di S. Giuseppe Artigiano, continuata costantemente negli anni, anche un osservatore distratto, che magari anche occasionalmente e quasi di sfuggita dovesse visitare la Chiesa, non potrebbe fare a meno di accorgersi.
E bisogna pure dire che P. Butera, sempre al servizio presbiterale ha unito l’insegnamento, prima della religione cattolica nella scuola secondaria, poi sul finire degli anni ’70, dopo aver conseguito i prescritti titoli legali, ha proseguito insegnando nelle scuole secondarie di secondo grado dattilografia e poi anche geografia. Sempre comunque ben riconoscibile da tutti i punti di vista come sacerdote e parroco, stimato e benvoluto.
Adesso, ultraottantenne, (da tempo in pensione dall’insegnamento), è ancora sulla breccia come Parroco e chiaramente non fa mistero, malgrado l’età avanzata, di sentirsi ancora con le forze necessarie per potere eventualmente continuare per qualche altro anno, se i superiori dovessero così decidere, data anche una certa mancanza di preti, specie se pronti e preparati per reggere una parrocchia.
Un comportamento ed un modo di pensare questo di don Angelo Butera, francamente fuori dell’ordinario, soprattutto rispetto alla norma canonica che dà la possibilità ai preti di chiedere di stare a riposo, senza impegni particolari, al compimento dei 75 anni; come, per esempio, è avvenuto per il card. don Franco Montenegro, che ha lasciato l’impegno pastorale a servizio della Chiesa Agrigentina, proprio lo stesso giorno del compimento del suo 75mo di età, cioè il 22-5-2021, avendo in precedenza presentato la dimissioni, in ottemperanza al diritto canonico.
Il caso di don Butera, se non unico è certamente tra i pochissimi, anche in considerazione del fatto che risultano ufficialmente a riposo diversi preti che ancora non hanno sicuramente compiuto gli 80 anni di età, e magari avere superato appena di qualche anno, i canonici 75 anni.
Tutto rientra, a mio giudizio, in un misterioso piano di Dio! Un piano che si attua magari bai-passando talvolta talune umane discutibili fragilità e decisioni. In questo senso comunque, a me pare che sia intervenuto lo stesso Papa Francesco con un documento ufficiale che parla della necessità, avvicinandosi l’età prescritta, di “Educarsi al congedo”.
Un cosa questa, davvero doverosa , specie dopo l’esempio clamoroso di Papa Benedetto, che in contemplazione davanti al Crocifisso, quando riconobbe che le sue forze fisiche venivano meno e non gli consentivano di svolgere come dovuto il suo servizio, consigliandosi solo con la sua coscienza, ha annunciato pubblicamente le sue dimissioni, che hanno portato all’elezione di Papa Francesco.
Il Quale, proprio recentemente, davanti ad una specifica domanda di un giornalista, ha detto che alle dimissioni non ci pensa proprio; ma che comunque se, per altri malanni, oltre quelli della gamba, dovesse succedere, “per la Chiesa non sarebbe affatto una catastrofe”.
Ci sarebbe ancora altro e tanto da dire, anche sullo stile di vita di don Angelo Butera, sempre, semplice, moderato, sobrio nel parlare e nell’agire, riservato, assolutamente alieno da ogni forma di protagonismo, schietto e chiaro, lontano da equivoci compromessi verbali e comportamentali! E potremmo ancora continuare, ma dobbiamo, per ovvi motivi, fermarci, anche perché – conoscendolo – pensiamo che già quello che abbiamo scritto sicuramente, in qualche modo, lo disturberà.
Premesso quanto sopra, mentre, per un servizio a tutta la Comunità diocesana, ci proponiamo di rivolgere a don Angelo Butera alcune domande, sul lungo periodo del suo servizio,….sul modo come lo ha vissuto…, se e quali vicende particolari ha dovuto eventualmente fronteggiare. Delle quali domande, a suo tempo, riporteremo fedelmente le risposte.
Intanto, per il momento raccogliamo dalle sue labbra solo una battuta, in un episodio che ci colpisce e credo faccia riflettere.
Cioè, in un momento di sua particolare difficoltà pastorale ed umana, …. don Angelo Buterapensa di telefonare al Vescovo don Franco Montenegro, chiedendo un colloquio.
Dopo avere telefonicamente ascoltato, risponde il Vescovo, che gli dice: “Resta a casa. Non venire tu ! sono io che vengo da te … parleremo e vengo anche a celebrare la Santa Messa nella tua Chiesa.”.
A tale risposta, inutili sono state le proteste e l’invito di don Angelo al Vescovo di restare ad Agrigento. Don Angelo, in comprensibile imbarazzo….voleva assicurarlo che lo avrebbe raggiunto lui, dalla sua Aragona ad Agrigento.
Ed il Vescovo don Franco Montenegro, invece a ribadire : “No. Vengo io…”. E così è stato.