Il 2020 ha segnato la storia ed è stato un grande role playing in cui tutti ci siamo immedesimati nelle condizioni, talvolta difficili, in cui per ragioni simili hanno vissuto i nostri antenati. Siamo stati isolati e ci siamo auto-isolati per proteggere noi stessi e i nostri cari, abbiamo vissuto con sospetto reciproco guardandoci come untori, abbiamo assistito attoniti e angosciati alla dipartita di chi non è riuscito a combattere la sua guerra contro il coronavirus, che come il peggiore dei dittatori ha modificato gli stili di vita del mondo, obbligando le città ad un silenzio lugubre, spettrale e surreale. Abbiamo assistito, e ancora non abbiamo smesso, alla regressione dell’economia di tutti i Paesi insieme all’arretratezza culturale.
Dal settore manifatturiero a quello automobilistico, dall’edilizia ai viaggi e ai trasporti, fino ad arrivare a quello all’arte e al mondo dello spettacolo, sono stati gravemente colpiti tutti i settori. Anzi, se si dovesse fare una classifica l’arte e lo spettacolo sono stati i settori colpiti per primi.
DPCM dopo DPCM il mondo dello spettacolo e del cinema inermi hanno subito i colpi fatali dell’emergenza sanitaria. Il DPCM dell’8 marzo impose il lockdown generale fino al 3 aprile. Con quello del 10 aprile, fu prorogata la chiusura dei luoghi d’arte e dello spettacolo fino al 3 maggio. Poche settimane dopo fu stabilito che a partire dal 15 giugno sarebbe avvenuta la loro riapertura. Ma a quali condizioni? Secondo le modalità previste in generale per tutte le attività. In particolare fu stabilito che nei cinema e nei teatri i posti dovevano essere assegnati e distanziati a condizione del rispetto di distanza di un metro, che il numero degli spettatori fosse fissato a mille nei luoghi all’aperto e a duecento nelle sale al chiuso, che la pulizia e l’igienizzazione degli ambienti chiusi dovesse essere garantita costantemente e che fosse vietata la vendita al dettaglio di ogni tipo di bevanda e di cibo. Regole giuste, senza dubbio, al fine di garantire la sicurezza al pubblico e per fare ripartire questo settore tanto martoriato. Eppure le platee e le sale in estate si sono riempite, ma con una riduzione consistente di pubblico, al punto da rendere difficile, se non addirittura impossibile, la messa in scena e la proiezione degli spettacoli a causa dell’inconsistenza dei proventi.
All’inizio della pandemia, le case di distribuzione hanno cercato di salvare il salvabile aggrappandosi all’unica speranza che c’era in quel momento, le piattaforme digitali. Su Prime Video, Infinity e Netflix- giusto per citare quelle più conosciute- sono state dirottate alcune uscite cinematografiche, Un figlio di nome Erasmus, L’uomo invisibile, Trolls World Tour, Emma, Bombshell, sono solo alcuni dei titoli usciti durante la prima ondata della pandemia.
Il vantaggio della proiezione in modalità Vod è quello di consentire ad un’intera famiglia di vedere il film tanto atteso ad un costo irrisorio, ovvero solo quello dell’abbonamento mensile alla piattaforma scelta. Lo stesso non si può dire per le case di distribuzione che hanno potuto salvare solo una piccola parte degli incassi previsti. Ad andare in perdita totale, ovviamente sono stati i titolari dei cinema che dall’oggi al domani hanno dovuto chiudere continuando a essere sopraffatti dalla tassazione, ridotta solo in una piccola percentuale.
Se si pensasse in termini non solo economici, la chiusura dei cinema ha provocato la perdita di tante esperienze, diversificate l’una dall’altra in base al film. Guardare un film in casa infatti, non è come guardarlo al cinema. Quando si è seduti in sala è come essere isolati dal mondo reale che ci circonda. Per un attimo è possibile allontanarsi dalle preoccupazioni ordinarie e catapultarsi in un’altra dimensione insieme ai personaggi del film. Per carità, qualcuno potrebbe dire che è lo stesso quando si guarda un film a casa, ma oggi non è lo stesso. A casa non ci sono gli stessi effetti sonori che sono in sala, lo schermo non è come la tv, inoltre in sala si è obbligati a spegnere i telefonini o a silenziarli e non si può stoppare la proiezione a proprio piacimento, pertanto si è immersi nella trama e si viene trascinati in un flusso continuo di emozioni che sul divano di casa non si proverebbe.
Sulla scia di tutte queste motivazioni, molti uscite cinematografiche previste per il 2020 sono state rinviate al 2021 e al 2022. Terza ondata di coronavirus permettendo, vediamo di quali si tratta.
Uno dei primi film in uscita dovrebbe essere Wonder Woman 1984, inizialmente previsto per il 13 dicembre 2019, è stato confermato per l’uscita in Italia il 28 gennaio 2021.
- Morbius in uscita a marzo 2021;
- 007: No Time to Die atteso al cinema il 2 aprile 2021;
- Top Gun: Maverick in uscita il 2 luglio 2021;
- Black Adam, dedicato al mito del dio Teth, storico nemico d Shazam, uscita prevista per il 22 dicembre 2020 oggi è a data da destinarsi;
- The Matrix 4 uscita prevista il 22 dicembre 2021,
- Shazam! Fury of the Gods rinviato al 2 giugno 2023;
- The Flash rinviato al 4 novembre 2022;
- Il film di fantascienza Dune restyling della pellicola del 1984;
- Assassinio sul Nilo, sequel di Assassinio sull’Orient Express ispirato al celebre romanzo giallo di Agatha Christie la cui uscita era prevista il 22 ottobre e poi il 18 dicembre, oggi è rinviato a data da destinarsi;
- Black Widow, ispirato al personaggio Marvel della Vedova in uscita a ottobre oggi rinviato a data da destinarsi, probabilmente potrebbe essere proiettato su Disney +;
- The Eternarls, con Angelina Jolie, dopo un primo rinvio al 12 febbraio 2021, slitta nuovamente al 5 novembre 2021;
- The Batman, con Robert Pattinson è scivolato al 4 marzo 2022;
- Jurassic World: Dominion da giugno 2021 a 12 giugno 2022;
- Indiana Jones 5 in uscita il 29 luglio 2022;
- Mission Impossible 8 spostato al 4 novembre 2022.