Sono quasi tutti della provincia di Agrigento i 26 indagati dell’inchiesta “H2O”, coordinata dalla Procura di Gela, sul maxi giro di furti di acqua dalla condotta idrica pubblica Gela-Aragona, gestita da Siciliacque, per riempire gratuitamente gli invasi artificiali. Si tratta di imprenditori agricoli di Licata, Canicattì e Favara, proprietari di terreni che si estendono tra il licatese e Butera.
Il Gip del Tribunale di Gela, Marica Marino, ha firmato un provvedimento cautelare con cui applica diverse misure interdittive come il divieto di accesso alle aziende agricole da loro gestite o di loro proprietà, oltre al divieto di dimora e presentazione alla Polizia giudiziaria, per le ipotesi di reato contestate, a vario titolo, di associazione a delinquere e furto aggravato d’acqua potabile con l’aggravante di aver commesso il fatto su beni destinati a pubblico servizio e utilità.
L’indagine inizia alla fine del 2019 dopo le diverse denunce presentate da Siciliacque per i continui furti con conseguenze soprattutto nel Comune di Licata. Tra gli indagati spicca il nome di Calogero Ferro, 67enne di Canicattì, figlio di Antonio, storico capo della mafia agrigentina già coinvolto in numerose inchieste giudiziarie per mafia.
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