“La sentenza con cui è stata accolta la mia istanza di riabilitazione costituisce, specie nelle sue motivazioni un passaggio cruciale per la mia vicenda personale, familiare e sociale.” Il commissario regionale della Dc, Totò Cuffaro, commenta così la sentenza della sua riabilitazione, decisa dal Tribunale di sorveglianza di Palermo. L’ex presidente della Regione Siciliana era stato condannato a 7 anni per favoreggiamento alla mafia. Per i giudici del Tribunale di sorveglianza di Palermo, l’ex governatore “ha dato prova effettiva e costante di buona condotta, nella accezione legislativa e giurisprudenziale di questo termine” dunque ha diritto al beneficio che “fa venire meno limitazioni burocratico-legislative che ostacolerebbero l’avviata risocializzazione e rieducazione”. In pratica con il provvedimento gli effetti penali della condanna sono definitivamente cancellati. “La mia convinta e determinata difesa nel processo- continua Cuffaro commentando la riabilitazione- il rispetto manifestato per la sentenza di condanna, e il tratto fragile, e tenace insieme, con cui ho vissuto l’espiazione della pena in carcere, segnano tappe altrettanto importanti di una giustizia in cui ho sempre ostinatamente e convintamente creduto, e che in questi anni ho visto prendere corpo sotto i miei occhi nella densità di volti, di storie, di errori commessi e sofferenze, così come di desiderio di redenzione, di perdono e di riscatto morale. L’impegno politico della Democrazia Cristiana Nuova nasce proprio dall’intima convinzione che quel patrimonio ideale del quale osservo la sorprendente attualità, e di cui questa giustizia costituisce bagaglio inviolabile, non è un repertorio del passato, da guardare con nostalgica rassegnazione, ma un formidabile strumento per rilanciare con responsabile e consapevole protagonismo verso il futuro, peraltro carico di tante incognite, i tanti giovani e le tante donne che in questi mesi ho incontrato, determinati nel desiderio e nell’impegno di offrire il loro contributo per la costruzione del bene comune”. Ma si tratta di una vittoria a metà per il presidente della Dc che ha già scontato in carcere parte della pena ed è libero dal 2015. Nella loro decisione i giudici, infatti, pur rilevando come Cuffaro abbia “posto in essere numerose attività, sia risarcitorie, sia di impegno civile” per riscattarsi dai reati commessi, hanno stabilito che non potrà ricandidarsi in alcun modo per 7 anni dal provvedimento di riabilitazione. Una decisione contro la quale ha dato mandato ai suoi legali di presentare opposizione. Rimane per lui infatti l’interdizione dai pubblici uffici che è una pena accessoria.
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