
La Cassazione ha annullato due delle tre ipotesi di tentata estorsione contestate al boss di Agrigento Antonio Massimino, ai danni di due costruttori agrigentini, padre e figlio, e per le quali era stato condannato a sei anni di reclusione. I giudici ermellini hanno disposto un nuovo processo per Massimino, che si celebrerà davanti ad una nuova sezione della Corte di Appello di Palermo, limitatamente ad un singolo episodio. Il suo presunto braccio destro Liborio Militello è stato pure prosciolto da uno dei due presunti episodi di racket contestati, mentre per il secondo la condanna è diventata definitiva, ma la pena di 5 anni di reclusione dovrà essere rideterminata dal giudice in fase esecutiva.
I due imprenditori non avevano presentato denuncia ma la Dia, che indagava sul clan rimesso in piedi da Massimino dopo la seconda scarcerazione, ha scoperto gli episodi di racket, che sono stati poi confermati in aula durante il processo. Tre le ipotesi di tentata estorsione al centro del processo. In una veniva contestato ai due imputati di avere chiesto il pizzo ai costruttori come “messa a posto” per il fabbricato di via Mazzini che stavano realizzando. Per questo episodio è stato ritenuto colpevole il solo Militello: la Cassazione, infatti, ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa.
Un’altra estorsione era contestata al solo Massimino che avrebbe tentato di imporre l’assunzione di un operaio che di recente è stato arrestato in una vasta operazione antidroga. Per il giudice del processo di primo grado fu una semplice richiesta amichevole. Di diverso avviso la Corte di Appello che aveva riformato la sentenza riconoscendolo colpevole. La Suprema Corte, adesso, rimanda tutto in appello per un nuovo giudizio.
Un altro episodio è la richiesta ai costruttori di saldare un debito di 85 mila euro al titolare di un’impresa. Reato che, in mancanza di querela di parte, non poteva essere perseguito. Anche su questo punto, i giudici di appello avevano ribaltato il verdetto, condannando entrambi gli imputati per l’accusa originaria di tentata estorsione aggravata. Infine la Cassazione, accogliendo il ricorso dei difensori ha annullato la sentenza ritenendo, come già aveva fatto il giudice di primo grado, che il reato andasse riqualificato e quindi non fosse procedibile.
Antonio Massimino è attualmente ristretto al 41 bis da 4 anni, di recente è stato condannato nell’inchiesta Kerkent a 20 anni di reclusione in appello, insieme allo stesso Militello, a cui sono stati inflitti 8 anni.