Il John Belushi si inserisce nel dibattito scaturito dalla vicenda del Teatro Pirandello di Agrigento reputandolo “un atto necessario”. “Non entriamo nel merito se non per fare un apprezzamento all’operato di Tano Aronica; preferiamo, invece, fare una riflessione più generale alla luce di quanto eccepito molto aspramente dall’ex-Sindaco Firetto nei confronti delle decisioni dell’Amministrazione Miccichè. Non escludiamo che – afferma il circolo Belushi- alla base di queste determinazioni ci sia una manovra di natura quasi esclusivamente clientelare: e non lo escludiamo perché questo approccio ha sicuramente caratterizzato i discutibili finanziamenti estivi volti a foraggiare entità le più disparate (a volte sconosciute). La questione “culturale” nella nostra Città risulta una faccenda misteriosa legata com’è all’improvvisazione e alla mancanza di un’organica e sana programmazione. Alla base di ciò c’è, anche, l’errata convinzione che gli interventi culturali debbano essere subordinati al richiamo turistico: anche a voler accettare questa impostazione non si capisce perché, tornando al fenomeno dei finanziamenti a pioggia di quest’estate, siano state appoggiate economicamente delle iniziative che non avevano per propria natura e finalità alcun valore di richiamo turistico. E, in ogni caso, vien da sorridere a pensare che manifestazioni concepite, in larga parte, “last minute” possano aver influito sulla scelta del turista di visitare Agrigento. Allora, qual è il punto? “Il turismo del futuro? Parte dai cittadini residenti, dalla loro qualita’ della vita, dalla capacita’ di essere felici, dalla loro cura verso la terra che abitano. i turisti arriveranno di conseguenza”. Dopo aver citato Carlo Petrini di Slow Food preferiamo glissare sui nostri diffusi egoismi che poco sono riconducibili al rispetto dell’habitat e dei beni comuni. Evitiamo, pure, di criticare il pessimo funzionamento della macchina amministrativa e sorvoliamo sulla sostanziale incompetenza degli organi gestionali del Municipio preposti al “fare” cultura. Però, dopo tanta benevolenza, soffermiamoci su quali attenzioni, su quanta cura, l’attuale e le passate Amministrazioni, abbiano mostrato verso i “fermenti” culturali della Città: verrebbe da dire nessuna avendo chi ci governa rinunciato da tempo al ruolo istituzionale di orientamento al consumo critico del “prodotto” culturale. Un esempio: la recente richiesta di crowdfunding da parte del Teatro Posta Vecchia, una piccola ma attraente realtà culturale agrigentina, e l’invito a collaborare avanzato da Giovanni Moscato stanno a palesare la colpevole indifferenza istituzionale; a fronte di tanta miseria, invece, le risposte sono arrivate, sotto varie forme, dalle attività associative e amatoriali cittadine pronte a misurarsi in una nuova sfida solidale. E l’Amministrazione? Tace, non se ne occupa: probabilmente ignora l’esistenza di laboratori, associazioni, artisti che “seminano” in Agrigento; lo stesso biasimo va mosso verso uno sparuto manipolo intellettuale nostrano, oramai adagiato in uno sterile ambito autoreferenziale, incurante di quella che ci piace definire “cultura dal basso” che è, poi, la vera cartina di tornasole della vivacità locale (sommersa, nel caso agrigentino) che negli anni ha costruito buone pratiche e realizzato sì “Cultura”, intesa come insieme di genti, valori, luoghi, che sono espressione di partecipazione democratica. Ciò detto, chiudiamo ricordando che più volte abbiamo invocato l’attivazione della consulta della cultura che consentirebbe un’efficace programmazione tesa non solo all’accoglienza del “forestiero” ma anche e soprattutto a migliorare la qualità della nostra vita, Consulta volta a promuovere e valorizzare quello che Enti/Scuole/Associazioni/Persone creano da tempo: naturalmente ciò sarebbe solo un’operazione di facciata qualora continuasse lo squallido fenomeno delle “sovvenzioni” alle realtà amiche della parte politica dominante reiterando il mal costume che emargina chi opera nel territorio con successo e, quasi sempre, senza finalità di lucro”.