“Lo scorso 2 Agosto ,proprio all’indomani dell’annuncio del Governo Nazionale di volere rimodulare il P.N.R. R. in vista della concessione della terza rata , abbiamo denunciato la volontà di tagliare le risorse destinate alla valorizzazione dei beni confiscati alla mafia, fondi inseriti , per altro nel piano di coesione sociale e per i quali erano, già, stati pubblicati i bandi con le relative graduatorie”.
Lo hanno dichiarato Filippo Parrino , presidente Legacoop Sicilia, Francesco Citarda, Resp. Beni confiscati e legalità Legacoop Sicilia e Mimmo Pistone coordinatore Legacoop Sicilia occidentale.
“Dopo avere ricevuto pubbliche rassicurazioni dal Ministro Fitto circa il recupero di queste risorse, – scrivono ancora – dobbiamo, rilevare, con amarezza, che a tutt’oggi non solo le risorse non ci sono più , perché destinate ad altre finalità, ma anche che le amministrazioni pubbliche che avevano provveduto alla stesura dei progetti non sono neanche state avvisate dell’avvenuta rimodulazione.
Riteniamo questa scelta unitamente alla totale mancanza di risposte conseguenti sia grave e pericolosa. Rinunciare alla possibilità d’investire sulla riqualificazione sociale ed economica dei beni sottratti all’economia sommersa e criminale rappresenta per lo Stato una battuta d’arresto che come movimento Cooperativo non ci possiamo permettere.
Tagliare queste risorse, infatti, aggiungono Parrino, Citarda e Pistone significa affermare che la lotta alla mafia non è più una priorità di carattere nazionale.
I beni da valorizzare erano 254 tra edifici di varia natura e fondi agricoli. Per la progettazione molte cooperative ed enti del terzo settore, instaurando una virtuosa collaborazione con gli enti locali destinatari dell’avviso, avevano destinato risorse proprie incaricando progettisti a supporto degli uffici tecnici dei vari enti locali o per rendere i beni già fruibili proprio nella fase progettuale. La Sicilia ha perso 54 progetti per un totale di 82 milioni di euro per alimentare cambiamento culturale ed economico.
Questi tagli rappresentano un colpo di spugna che pregiudica la possibilità di valorizzare beni pubblici finalizzati a garantire dei servizi per la comunità e al contempo annulla l’opportunità occupazionale che la realizzazione degli interventi previsti dai progetti avrebbe comportato nei territori dove questi beni insistono.
Queste risorse potevano rappresentare il più grande investimento sui beni confiscati degli ultimi 40 anni , grazie a queste risorse avremmo avuto più asili, centri antiviolenza, strutture per minori con disagio restituendo alla collettività beni sottratti all’ economia criminale e sommersa.
Nei prossimi giorni – concludono – chiederemo al Presidente della Regione ed al ministro Fitto un incontro urgente per capire quali risposte il Governo Nazionale e Regionale sono in grado dimettere in campo”.