Si è svolto ieri al Teatro Pirandello il sesto appuntamento della Settimana della Cultura Scientifica, un’iniziativa organizzata dal Liceo Scientifico Leonardo di Agrigento, sotto la direzione della preside Patrizia Pilato, in collaborazione con la Fondazione Agrigento Capitale della Cultura 2025.
L’evento fa parte dei 44 progetti del dossier di candidatura della città erappresenta un’opportunità di confronto tra esperti del panorama scientifico nazionale e studenti delle scuole del territorio.
Iniziato lo scorso 22 febbraio, il progetto “Le colonne portanti della nostra identità. Il dominio dell’algoritmo”, si conclude domani.
Partecipano scienziati di fama internazionale che hanno discusso con gli studenti su tematiche legate all’astronomia, all’archeoastronomia e all’intelligenza artificiale.
La Settimana della Cultura Scientifica è un progetto ambizioso che mira a diffondere la conoscenza scientifica tra i giovani, ispirandoli a intraprendere percorsi di studio e carriera nell’ambito STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Organizzata in sinergia con istituzioni accademiche e culturali, questa iniziativa ha offerto momenti di dibattito, approfondimento e interazione diretta con esponenti del mondo della ricerca.
Secondo la preside Patrizia Pilato, “la scienza non deve restare confinata nelle aule scolastiche, ma deve essere vissuta attraverso esperienze dirette, eventi divulgativi e incontri con i protagonisti della ricerca. Non possiamo limitarci alla trasmissione tradizionale del sapere, dobbiamo aprire le aule al territorio, permettendo agli studenti di confrontarsi con la realtà scientifica attuale e con i suoi protagonisti.”
Uno degli elementi distintivi dell’evento è stato il coinvolgimento attivo degli studenti dei licei del territorio, che hanno avuto l’opportunità di dialogare con scienziati e ricercatori, approfondendo tematiche legate all’universo e alle nuove frontiere della conoscenza. L’evento ha stimolato domande, riflessioni e interesse per il mondo della ricerca.Tra gli ospiti di rilievo, si sono distinti ieri al Teatro Pirandello per il sesto appuntamento del progetto Patrizia Caraveo, dirigente di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Astrofisica, esperta nello studio delle stelle di neutroni e delle pulsar; Carmelo Falco, astronomo e archeoastronomo, specializzato nello studio del legame tra astronomia e civiltà antiche; Salvo Pluchino, vicepresidente dell’Unione Astrofili Italiani, noto per la sua capacità di rendere l’astronomia accessibile al grande pubblico.
La presenza di Patrizia Caraveo ha rappresentato un momento di grande ispirazione, soprattutto per le giovani studentesse. La sua carriera, costellata di successi e contributi significativi alla ricerca spaziale, è la dimostrazione concreta che anche le donne possono eccellere in ambiti storicamente dominati dagli uomini.
Nel suo intervento, Caraveo ha sottolineato che il vero ostacolo per le donne nelle STEM non è di natura legislativa, ma culturale: “Se una bambina che ha interessi scientifici viene scoraggiata dalla famiglia o dall’ambiente sociale, avrà molte più difficoltà nel sostenere la sua passione. Non bisogna porre ostacoli, ma creare opportunità” La scienziata ha sottolineato come molti uomini non accettano di lavorare sotto la direzione di una donna e come spesso il successo femminile venga attribuito al fatto di essere favorite perché donne piuttosto che al merito.
Tuttavia, la scienziata ha ribadito che il talento e la determinazione possono superare qualsiasi ostacolo, esortando le giovani studentesse a seguire le proprie passioni senza timori .
L’astrofisica ha poi evidenziato la necessità di politiche di supporto per le donne lavoratrici, come asili nido e una maggiore condivisione delle responsabilità familiari, per consentire loro di conciliare carriera e vita privata.
Accanto a Caraveo, Carmelo Falco e Salvo Pluchino hanno offerto prospettive diverse ma complementari sul mondo dell’astronomia.
Carmelo Falco ha evidenziato il legame tra l’ astronomia e le civiltà antiche , spiegando come le stelle hanno influenzato le culture del passato , dalla costruzione di templi all’organizzazione del tempo.
Salvo Pluchino, invece, ha portato la visione degli astrofili, appassionati che osservano il cielo con strumenti accessibili, dimostrando che la scienza è alla portata di tutti.
Secondo la preside Patrizia Pilato, la presenza di figure come Patrizia Caraveo aiuta a scardinare stereotipi e pregiudizi, dimostrando che anche in Italia ci sono eccellenti scienziate.
Tra i temi affrontati durante la settimana, grande attenzione è stata dedicata alle nuove scoperte scientifiche, in particolare alla recente individuazione in Sicilia del neutrino più energetico mai misurato, un risultato di grande rilevanza per la fisica delle particelle.
Anche l’intelligenza artificiale è stata al centro del dibattito, con una conferenza che ha esplorato il suo ruolo nella ricerca scientifica e nelle previsioni climatiche.
Un altro aspetto innovativo della manifestazione è stato il coinvolgimento delle scuole primarie. Per due giorni, 120 bambini hanno partecipato a laboratori interattivi curati dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Esperimenti, giochi e dimostrazioni hanno stimolato la curiosità dei più piccoli, avvicinandoli alla scienza in modo ludico e coinvolgente. “Alcuni bambini hanno detto di voler studiare matematica e chimica da grandi: questo è il segno che abbiamo seminato qualcosa di importante”, ha affermato la preside Pilato.
L’evento comprendeva anche una riflessione sulle difficoltà che le donne incontrano nel mondo della ricerca, grazie ad una mostra allestita nel foyer del teatro agrigentino sulla toponomastica femminile che ha evidenziato che purtroppo non sono molte nelle città italiana le vie, le piazze, i luoghi in senso lato dedicati alle donne. La media delle strade dedicate alle donne va dal tre al cinque per cento.
La Settimana della Cultura Scientifica si conferma un appuntamento fondamentale per ispirare le nuove generazioni, offrendo loro stimoli e opportunità concrete per avvicinarsi al mondo della ricerca. Il successo dell’iniziativa dimostra che la scienza può e deve essere accessibile
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