Indagato a Roma il produttore agrigentino e direttore artistico del teatro Pirandello, Francesco Bellomo, dopo la denuncia dell’attore e regista Roberto Iannone: “Io, usato per evadere 500 mila euro”. Lo scrive oggi il Fatto Quotidiano. Iannone sarebbe stato usato come prestanome in due società per evadere il Fisco che adesso chiede ben 486 mila euro. Bellomo è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma per l’ipotesi di reato di sostituzione di persona. Una vicenda personale e tutta da verificare. Delle indagini si sta occupando la Guardia di finanza della Capitale.
Bellomo – secondo quanto scrive il quotidiano – avrebbe offerto un provino all’attore, che conosce dal 2006, per Il caso Tandoy. Poi gli avrebbe chiesto – a detta di Iannone – di diventare, “per incompatibilità con il Pirandello”, rappresentante legale di due società di Roma. L’incarico è del gennaio 2022. Poi la scoperta di Iannone del debito col Fisco e la diffida all’utilizzo della sua firma digitale. Bellomo contattato da Il Fatto Quotidiano si è detto “sorpreso ed amareggiato”. Bellomo ha appreso dalla stampa delle indagini si è detto sereno e sta valutando con i suoi legali le azioni da intraprendere per tutelare la sua immagine. I componenti del Consiglio d’amministrazione del teatro Pirandello sono completamente estranei all’inchiesta. Leggi anche: Bellomo lascia la direzione artistica del Teatro Pirandello
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