Da domenica scorsa, insieme ai Parlamentari indipendenti, sto combattendo alla Camera dei Deputati contro la riforma dell’impunità Cartabia, giudicata pericolosissima da Nino Di Matteo e Nicola Gratteri, solo per citare alcuni illustri nomi. Sono stati stravolti tutti i tempi della democrazia: tagliola in commissione giustizia, questione di fiducia in aula e perfino contingentamento dei tempi nella discussione degli ordini del giorno, da 5 a 1 minuto.
La mia personale lotta ha avuto come oggetto principale la modifica dell’articolo che rende improcedibili anche i processi per mafia, a meno che essi non siano “particolarmente complessi”. Stabilire se un processo sia “particolarmente complesso” costituirà enormi ambiguità e potrà, in ogni caso, permettere agli imputati di fare ricorso in cassazione fino a far scadere il procedimento. Si apre un capitolo tutto nuovo di sconfitte di Stato a vantaggio di chi potrà avvalersi di potenti strumenti di difesa utili al fine di sottrarsi alla giustizia.
Questa riforma è un punto di non ritorno, una dichiarazione di resa, annulla i trent’anni di lotta alle mafie successive alle stragi di via d’Amelio e Capaci.
Come già dichiarato da Salvatore Borsellino, tutti i Deputati e i Senatori, che daranno il proprio si alla riforma Cartabia, non dovrebbero mai più pronunciare il nome degli eroi dell’antimafia che hanno perso la vita.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp