Durante le feste, ad Agrigento, la politica è tornata al centro delle conversazioni. Non nei comunicati ufficiali e nemmeno nelle sedi di partito, ma nelle tavolate, nei banchetti, nelle riunioni familiari dove, tra una pausa e l’altra, la domanda è sempre la stessa: chi saranno i prossimi candidati a sindaco.
È un dibattito che cresce di giorno in giorno e che restituisce un dato ormai evidente: i nomi che circolano sono sempre gli stessi. Pochi, noti, ricorrenti. Da settimane, tra indiscrezioni, sussurri di società civile e manovre più o meno dichiarate, il perimetro non si allarga. Cambiano i retroscena, le ipotesi di alleanze, le letture politiche, ma l’elenco resta sorprendentemente corto.
Ed è qui che si apre il vero tema politico. Agrigento continua a parlare di rinnovamento, di nuova classe dirigente, di una città pronta a voltare pagina. Ma quando si passa dalle parole ai fatti, il ricambio fatica a materializzarsi. La cosiddetta società civile resta sullo sfondo, mentre a emergere sono ancora figure già conosciute, già viste, già misurate dall’opinione pubblica.
Un cortocircuito che pesa, soprattutto in una fase storica delicata, segnata da grandi aspettative e da una città che chiede stabilità, visione e concretezza. In questo scenario, tra le poche certezze che sembrano consolidarsi, ce n’è una che molti agrigentini danno ormai per acquisita: Francesco Miccichè, attuale primo cittadino, non sarebbe in campo per una nuova candidatura. Non per annunci ufficiali, ma per una valutazione politica diffusa che incrocia logoramento amministrativo, equilibri fragili e una stagione che appare avviata alla conclusione.
Così, mentre la città discute e osserva, la partita si gioca già adesso. Lontano dalle urne, ma non lontano dalla realtà. E si gioca su un punto decisivo: la credibilità del cambiamento.
E quando dalle suggestioni si passa ai fatti, il quadro inizia a definirsi con maggiore nettezza. Giuseppe Di Rosa è, ad oggi, l’unico nome ufficialmente in campo. Una candidatura dichiarata, che segna il primo punto fermo in una partita ancora fluida ma già carica di tensioni.
Accanto a questa certezza, si muovono altri percorsi politici ormai riconoscibili. In area Controcorrente, prende corpo l’asse che vede Michele Sodano insieme a Ismaele La Vardera, un progetto che punta a intercettare il voto di rottura e il disagio verso i partiti tradizionali, provando a costruire un’alternativa fuori dagli schemi classici del centrosinistra e del centrodestra. Sul fronte progressista, invece, il nome che circola con maggiore insistenza è quello di Nuccio Dispenza, espressione di quell’area che prova a tenere insieme sensibilità civiche, ambientaliste e sociali, nel tentativo di ridare una casa politica a un elettorato frammentato ma storicamente presente in città.
Accanto a loro circolano anche i nomi di Benedetto Adragna, Vincenzo Fontana e Luigi Gentile, mentre nell’area dell’attuale amministrazione vengono citati l’assessore uscente Carmelo Cantone e, seppur più defilato, lo stesso sindaco uscente Francesco Miccichè, che però nel sentire comune appare ormai fuori da una possibile ricandidatura.
Non mancano, infine, i nomi di Roberta Lala, Daniela Catalano e Paola Antinoro, a conferma di un quadro che si ripete e che fatica ad aprirsi a volti realmente nuovi. Perché ad Agrigento il vero interrogativo non è solo chi sarà il prossimo sindaco. Ma se la città avrà davvero il coraggio di rompere lo schema e aprire una fase nuova, oppure se continuerà a muoversi dentro un recinto sempre più stretto, fatto di nomi noti e di occasioni mancate.
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