
«Le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti». Lo ha detto – qualche ora dopo l’arresto del comandante della Sea Watch3, Carola Rackete – il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio. La trentunenne tedesca, come riportato dal Giornale di Sicilia questa mattina, arrestata, in flagranza di reato, nella notte fra venerdì e ieri, dalla Guardia di finanza, è stata posta ai domiciliari in un’abitazione di Lampedusa. È accusata di violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione: resistenza o violenza contro nave da guerra, che prevede una pena dai tre ai 10 anni di reclusione, e tentato naufragio, previsto dagli articoli 110 e 428 del codice penale, sanzionato con la pena massima di 12 anni. Entro 48 ore la Procura di Agrigento – fino a ieri pomeriggio era a Lampedusa, per coordinare tutto direttamente dal posto, il procuratore aggiunto Salvatore Vella – dovrà chiedere al gip la convalida dell’arresto. Il giudice delle indagini preliminari ha altre 48 ore per fissare l’udienza, che si terrà ad Agrigento, in cui si dovrà decidere se convalidare o meno il provvedimento d’arresto. Carola Rackete non verrà processata per direttissima, ma il caso seguirà le vie ordinarie. La Procura, già ieri, ha iniziato a valutare anche se ci sono o meno profili di reato – ma nessuna indiscrezione trapela al riguardo – nella condotta dell’equipaggio della nave. «Si difenderà davanti al giudice, è stanca e stressata» ha dichiarato l’avvocato di Sea Watch, Leonardo Marino, rispondendo ai giornalisti davanti alla brigata della Guardia di finanza a Lampedusa, dove il comandante è rimasta per oltre sette ore durante le quali «le sono stati notificati – ha spiegato il legale – degli atti, il verbale di sequestro e di arresto e la notifica della sanzione in base al decreto Salvini, niente di più».
FONTE GDS
Le scuse della comandante
Intanto Carola Rackete si è scusata con i finanzieri dopo il suo arresto. La donna è arrivata nella caserma della Guardia di Finanza verso le 3 della scorsa notte e lì è rimasta fino alle 9 del mattino, all’incirca, ospitata nell’ufficio del comandante. Gli investigatori le hanno notificato gli atti che la riguardavano ed è in quei momenti che la donna si è rivolta loro chiedendo scusa e ammettendo di aver commesso un errore. Durante la sua permanenza in caserma, Carola non è stata sentita. L’interrogatorio di garanzia è previsto nei prossimi giorni, come spiegato dall’avvocato di Sea Watch Leonardo Marino.
Ora è agli arresti domiciliari a un indirizzo che lei stessa ha indicato a Lampedusa. Vi rimarrà almeno fino a lunedì, quando potrebbe comparire davanti al giudice delle indagini preliminari di Agrigento chiamato a convalidare l’arresto in flagranza di reato eseguito questa notte a Lampedusa dalla Guardia di finanza, dopo che la comandante della Sea-Watch, forzando l’alt imposto dalle autorità, ha portato la nave fino alla banchina.